Forse proprio per l'effetto sorpresa sui loro avversari - più abituati ad avere a che fare con giocatori destrimani - gli atleti mancini sono ben rappresentati nello sport ad alto livello. Ora uno studio chiarisce che il vantaggio non vale in tutte le competizioni: è più spiccato nelle gare in cui il fattore tempo è un elemento cruciale, e i cui ritmi sono più frenetici e concitati. La ricerca dell'Università di Oldenburg, in Germania, è stata pubblicata su Biology Letters.
Alta concentrazione. Benché solo il 10-13% della popolazione sia mancina, in alcuni ruoli - come i lanciatori del baseball maschile - la percentuale di chi predilige la mano sinistra arriva al 30%. Questa massiccia presenza, e quindi il vantaggio competitivo, sono stati spiegati, nel tempo, con una migliore connettività tra emisferi cerebrali per i mancini, o - appunto - con l'imprevedibilità delle loro mosse. Ma allora perché il vantaggio di questi atleti non è equamente distribuito nei vari sport?
Rapidissimi. Il team ha raccolto i nomi e la preferenza di mano destra o sinistra dei 100 migliori giocatori in sei sport: badminton, squash, tennis, ping pong, cricket maschile e baseball maschile, dal 2009 al 2014.
In alcuni di questi (baseball, cricket e ping pong) i tempi intercorsi tra i contatti pallina-racchetta o tra il rilascio della palla e il colpo sono più corti della metà rispetto agli altri sport analizzati: la pressione temporale è dunque un fattore determinante.
Proprio in questi sport si registrano le maggiori percentuali di mancini, e ciò fa pensare che gli avversari abbiano meno tempo per adattarsi al cambio di lato o direzione, compensando a loro volta la mossa inattesa. Abituare i destrimani a battersi con atleti mancini potrebbe ridurre lo svantaggio dei primi e portare a gare più equilibrate.