C'è chi sostiene che in un futuro remoto potremo vivere 20.000 anni e chi dice che entro il 2060 batteremo l'attuale record di longevità: ora come ora, gli umani vivono in media 80 anni e raramente superano i 100 – un traguardo comunque non trascurabile rispetto ad altri mammiferi, come i topi (che muoiono in media dopo 5 anni) o i cani (che al massimo spengono 20 candeline). Come mai ci sono differenze così grandi nell'aspettativa di vita dei diversi animali? Cos'è che determina se vivremo più o meno? A queste domande hanno cercato di rispondere due studi pubblicati su Science e su Nature Aging condotti da quasi 200 ricercatori provenienti da tutto il mondo. Ecco cos'hanno scoperto.
Metilazione del DNA. Dieci anni fa l'autore principale dei due studi Steve Horvath, famoso per aver scoperto l'orologio epigenetico, aveva proposto un metodo per calcolare l'età biologica di un essere umano osservando i marcatori chimici del DNA. Analizzare questo processo, noto come metilazione (ovvero modificazione biochimica) del DNA, permette di calcolare l'età biologica di un individuo con un margine di errore di poco più di tre anni.
La metilazione del DNA consiste nell'aggiunta di un gruppo chimico (metile) in punti specifici del DNA. Attraverso la metilazione, le cellule controllano l'espressione genica attivando o disattivando determinati geni.
Le differenze. Ora i ricercatori hanno analizzato oltre 15.000 campioni di tessuto appartenenti a 348 specie di mammiferi utilizzando questo metodo, con lo scopo di capire come mai alcune specie vivessero più di altre. Gli studi hanno confermato che gli animali più grandi, con una gestazione più lunga (come umani ed elefanti) e periodi di sviluppo più estesi tendono ad avere profili di metilazione con "picchi e vallate più pronunciate", e a essere dunque più longevi; le specie che vivono meno e che hanno periodi di gestazione più brevi e si sviluppano rapidamente, al contrario, hanno dei profili di metilazione più piatti e meno definiti.
Un orologio epigenetico universale. Dopo aver identificato le differenze nei profili di metilazione dei mammiferi, i ricercatori hanno sviluppato un "orologio epigenetico universale" – una formula matematica in grado di stimare con precisione l'età di tutte le specie di mammiferi. Questa scoperta dimostra che i processi di invecchiamento si conservano nell'evoluzione – cioè non cambiano nel tempo – e che sono strettamente connessi ai processi di sviluppo in tutte le specie di mammiferi.