Protesi robotizzate guidate direttamente dal cervello dell'utilizzatore potrebbero, in futuro, riaccendere la speranza di una vita normale per milioni di portatori di handicap.
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Una mano bionica controllata direttamente dal pensiero dell'utilizzatore potrebbe dare una nuova speranza a tutti i portatori di handicap. Foto: © Honda Research Institute |
Morra cinese
Yukiyasu Kamitani dell'ATR Computational Neuroscience Laboratories di Kyoto e i tecnici dell'Honda Research Institute hanno chiesto a diversi volontari di effettuare con la mano destra i movimenti corrispondenti a sasso, foglio e forbice, e, tramite risonanza magnetica, hanno registrato l'attività cerebrale corrispondente a ogni figura. Tutti i dati così ottenuti sono stati dati in pasto a un computer collegato all'arto robotico. Dopo un breve periodo di addestramento il sistema è stato in grado di riconoscere autonomamente l'attività del cervello connessa a ogni forma, e a tradurla in movimenti della mano artificiale.
Da un punto di vista pratico questo tipo di tecnologia è ancora troppo lento e troppo costoso per poter essere utilizzato direttamente dai portatori di handicap, ma apre sicuramente la strada al controllo cerebrale di dispositivi meccanici.
Basta il pensiero…
Secondo Kamitami, non è troppo lontano un futuro in cui gli arti bionici avranno tempi di risposta inferiori rispetto a quelli naturali. Il prossimo passo per i ricercatori sarà quello di sviluppare sistemi in grado di effettuare il movimento nell'istante stesso in cui il portatore manifesta l'intenzione di compierlo. Per raggiungere questo obiettivo è però necessario un enorme sforzo nella messa a punto di tecnologie per il monitoraggio dell'attività cerebrale molto più veloci e meno invasive di quelle attualmente disponibili.
(Notizia aggiornata al 29 maggio 2006)