“O la va o la spacca”: l’operazione per tentare di tappare la bocca della piattaforma che dal 20 aprile vomita petrolio nel Golfo del Messico è rischiosa. Potrebbe chiudere il rubinetto oppure aprirlo ulteriormente. Incrociamo le dita.
“22 tonnellate di cemento per chiudere il pozzo”
Ultima spiaggia – Se fino a ieri i tentativi per fermare la fuoriuscita di petrolio dalla piattaforma petrolifera Deep Water Horizon che minaccia le coste della le coste di Louisiana, Alabama, Mississippi e Florida, si sono concentrati su contenimento e sulla dispersione del petrolio con solventi chimici e speciali robot, adesso l’obiettivo è tappare il pozzo. L’operazione “Top Kill”, ammette Tony Hayward, amministratore delegato di British Petrol (multinazionale britannica che gestiva le trivellazioni), è rischiosa: “abbiamo circa il 60-70 per cento di probabilità di farcela, anche perché è la prima volta che si tenta di chiudere un pozzo a 1.500 metri di profondità.
Tappo in cemento – L’operazione “Top Kill”, se tutto andrà secondo i piani, dovrebbe tappare il pozzo che ogni giorno riversa in mare 800.000 litri di petrolio. L’obiettivo è “iniettare” nella sua “bocca” un getto di oltre 22 tonnellate di cemento ad alta pressione tale da riuscire a sopportare la pressione degli idrocarburi sottostanti senza saltar via il tappo come se fosse una bottiglia di champagne ben agitata.
E se fosse successo in Adriatico? – Il sito Vela Blog Mistro ha provato a calcolare, molto a spanne, l’area se il disastro fosse accaduto nel nostro Adriatico. Un’estensione di 2500 miglia quadrate fanno un quadrato di 50 miglia di lato e occuperebbe un’area compresa tra Punta della Maestra e Fasana.
Ecco un video che mostra come funziona in pratica l’operazione Top Kill