Una farfalla che batte le ali, un Pianeta Terra rotante, un conto alla rovescia dipinto a mezz'aria: sono alcuni degli ologrammi realizzati grazie a una nuova tecnologia messa a punto nei laboratori dell'Università del Sussex (UK), la prima a produrre immagini tridimensionali interagenti, che oltre ad essere visibili si fanno sentire e toccare senza bisogno di visori in realtà aumentata. Quanto a complessità siamo ancora lontani dagli accorati appelli virtuali della principessa Leia (Star Wars): la tecnologia alla base del Multimodal Acoustic Trap Display (MATD) - questo il nome del dispositivo - ha poco a che fare con la fantascienza e molto con la scienza della percezione.
Gli scherzi della vista. MATD «prende ispirazione dalla tecnologia dei vecchi televisori», spiega Ryuji Hirayama, primo autore dello studio pubblicato su Nature: «il nostro prototipo usa una "particella" colorata che si muove così rapidamente, ovunque nello spazio tridimensionale, che l'occhio nudo la percepisce come un'immagine a mezz'aria dotata di volume».
Il dispositivo crea un campo 3D di ultrasuoni che fa levitare una pallina di polistirene di un paio di millimetri di diametro (in passato, c'è chi ci ha provato con la cellulosa). Questo minuscolo "pennello" illuminato da fasci di luce LED colorata viene fatto muovere talmente velocemente, da tracciare la forma di un oggetto in meno di un decimo di secondo: a questa velocità, l'occhio umano non riesce a percepire il movimento della pallina, ma solo la forma completa che disegna nell'aria. Controllando il campo di ultrasuoni è possibile produrre anche effetti sonori e accompagnamenti musicali per le immagini animate, oltre che permettere allo spettatore di "sentirle" nelle proprie mani o interagirvi come se si potessero toccare (il team ha creato persino l'ologramma di un pulsante da schiacciare).
Vi mostro il progetto... Per comprendere l'effetto basta ricordare che «anche se non udibili, gli ultrasuoni sono pur sempre onde meccaniche che trasportano energia attraverso l'aria», chiarisce Sri Subramanian, tra gli autori. «Il prototipo dirige e incanala questa energia, che può poi stimolare le nostre orecchie per i suoni, o la nostra pelle per la percezione». Potenziato e migliorato, il dispositivo potrebbe essere sfruttato, come sistema di visualizzazione, in molte professioni (dall'architettura alla ricerca archeologica) nonché rivoluzionare le future comunicazioni multimediali.