Lo scorso 18 luglio la rivista medica Lancet ha pubblicato un articolo che guarda le gare che si svolgeranno a Londra da un punto di vista molto peculiare; cioè da quello dei pigri, o meglio di coloro che fanno poca attività fisica, definita, quest'ultima, come 30 minuti di esercizio moderato cinque giorni alla settimana, 20 minuti di esercizio vigoroso tre giorni alla settimana o una combinazione tra i due. Pedro Hallal, della Universidade Federal de Pelotas, in Brasile, e altri hanno esaminato il comportamento di adulti e adolescenti di 122 Paesi per costruire una mappa della pigrizia (scarica la mappa da Focus.it). In linea generale l'attività fisica, che, ricordiamo, è uno dei metodi migliori per prevenire le malattie non trasmissibili (cardiache, polmonari, diabete mellito), è piuttosto assente dalla vita delle persone. La distribuzione della pigrizia è tuttavia molto variabile nel mondo: la media globale è del 31% ma ci sono Paesi, per esempio il Bangladesh, in cui solo il 5% degli adulti si muove poco e altri in cui praticamente nessuno si muove, come Malta, dove pare che il 72% degli adulti viva sul divano. In mezzo, tutta una serie di nazioni dove, in generale, le donne sono meno attive degli uomini (34% contro 28%). Curiosamente gli Stati Uniti non sono poi messi male, nonostante la fama di "patate da divano" (couch potato) che affligge i suoi abitanti. L'Italia si colloca verso le nazioni meno attive: negli adulti maschi siamo nel gruppo del 40-49% e nelle femmine oltre il 50%. Chissà se gli atleti olimpici abbasseranno un po' questa media di pigrizia.