L'immagine qui sopra è più di una "ricostruzione artistica" di scene di vita di ominidi che ci hanno preceduti sulla Terra: è invece una specie di "fotografia artistica" che ritrae una giornata qualunque a Olduvai Gorge, in Tanzania, 1,8 milioni di anni fa, così come è stato possibile estrapolare e dedurre dai reperti rinvenuti in quella che è una delle zone più ricche di fossili meglio conservati del pianeta.
«Abbiamo trovato una grande quantità di strumenti di sasso usati da due diverse specie di ominidi, il Paranthropus boisei (robusto, ma col cervello piccolo) e l'Homo habilis, con un cervello decisamente più grande. Entrambe le specie erano alte 120-130 centimetri e avevano una speranza di vita di circa 30-40 anni», spiega Gail Ashley, della Rutgers University (New Jersey, Usa). I due gruppi, relativamente vicini, avevano un'esistenza molto dura anche per via della competizione con i carnivori per il cibo.
La Ashley ha esplorato a lungo l'area proseguendo il lavoro della famosa paleoantropologa Mary Leakey, che aveva portato alla luce il sito nel 1959, e ha ricostruito le abitudini dei nostri progenitori e l'habitat in cui vivevano.
Come Pompei. Quell'ambiente aveva una importante fonte d'acqua, zone umide, praterie e boschi. «Abbiamo potuto ricostruire le aree più frequentate dagli ominidi delle due specie», ha sottolineato la ricercatrice.
I boschi erano ricchi di palme e acacie, e proprio nei boschi si rifugiavano i nostri avi a mangiare, come dimostra la quantità di ossa rinvenute, "lavorate" con pietre per strappare la carne.
Nella stessa zona, oltre a giraffe, elefanti, gnu e antilopi, viveva infatti anche una popolazione di leoni, che certamente non disdegnavano pasti a base di habilis e cugini. Non è insomma mai stata un'area da pic-nic.
L'intera area archeologica è straordinariamente ben conservata per via di un evento catastrofico e repentino: una gigantesca eruzione, che coprì di polveri e ceneri l'intera zona, ominidi e animali. Fu come fermare in uno scatto fotografico la vita che si svolgeva in quel mondo così lontano da noi.
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