L'uomo ha sempre modificato le piante e gli animali che ha coltivato e addomesticato. Ma solo nel secondo dopoguerra la tecnologia è riuscita a cambiare profondamente le specie che troviamo sulla nostra tavola, modificando addirittura il loro patrimonio genetico con l’introduzione di geni provenienti da altre specie. Come tante altre tecnologie, però, anche questa ha subito creato sospetti; si parla di pericoli di allergie, di avvelenamenti, di sconvolgimenti ambientali e di coltivazioni di proprietà di poche e potenti multinazionali. Ma quanto di questo è vero, e quanto queste piante sono diverse da quelle che da migliaia di anni l’uomo ha coltivato?
Le piante Ogm sono del tutto diverse dalle originali
FALSO. Ci sono due grandi classi di organismi geneticamente modificati. I primi incorporano un gene che produce una tossina in grado di uccidere i bruchi di alcuni insetti. I secondi hanno uno o più geni che conferiscono resistenza agli erbicidi.
Nel primo caso la molecola è prodotta dal gene di un batterio, il Bacillus thuringiensis (Bt) e per questo le specie vegetali così modificate sono chiamate mais o soia Bt. La resistenza agli erbicidi è ottenuta introducendo un gene batterico che conferisce alle piante la proprietà di non morire quando sono spruzzate con un erbicida particolare, il glifosato. A parte questi geni estranei, le piante sono del tutto simili alle originali.
Gli Ogm sono prodotti solo per aumentare la produzione
FALSO. I cibi derivati da vegetali (o animali) geneticamente modificati sono stati prodotti perché la ricerca scientifica e l’industria ritengono che le modifiche potrebbero essere vantaggiose per i consumatori.
Non solo, quindi, aumentano la produttività: migliorano anche il valore nutritivo, inducono un abbassamento dei prezzi, consentono un uso minore di pesticidi. L’aumento delle difese attraverso l’introduzione di geni estranei è il primo passo. Le proprietà più complesse sono ancora allo studio e l’applicazione avverrà nei prossimi anni.
Gli Ogm aumentano l’uso dei pesticidi e degli insetticidi
VERO e FALSO. Le coltivazioni Ogm resistenti agli erbicidi possono portare a un aumento dei fitofarmaci usati, perché anche se se ne usa una maggior quantità le piante non hanno comunque problemi. Alcuni studi hanno calcolato, negli Usa, un aumento degli erbicidi per ettaro, ma non si sa se questa crescita abbia portato a una maggiore produttività. Le specie che producono una molecola di insetticida naturale, come il mais Bt, hanno invece portato a una diminuzione dell’uso di insetticidi.
Si devono ricomprare ogni anno perché sono sterili
FALSO. Non sono sterili, ma, come accade anche nei semi ibridi, i più diffusi, perdono il vigore, ed è quindi meglio ricomprarli ogni anno. Sarebbe possibile riutilizzare i semi non ibridi, come quelli della soia anche Ogm, ma la maggior parte delle aziende vieta questa pratica.
FALSO. Nei primi anni dell’introduzione degli Ogm l’industria enfatizzava molto le rese particolarmente elevate, e quindi la possibilità di combattere la fame nel mondo; ma la ricerca e le applicazioni pratiche non hanno portato a un aumento netto della produttività. Gli Ogm hanno soprattutto lo scopo di facilitare le pratiche agricole. La fame nel mondo non è però solo un problema agricolo, è soprattutto una sfida economica e sociale che si potrà risolvere sia con nuove tecnologie sia con cambiamenti della distribuzione dei cibi e delle coltivazioni.
Minacciano la biodiversità
VERO e FALSO. Numerosi studi hanno dimostrato che nei campi la biodiversità vegetale (il numero di specie presenti) non cambia se le specie sono Ogm o non modificate. Ovviamente, l’applicazione di erbicidi in campi in cui le specie sono resistenti porta a una diminuzione della biodiversità, ma questo accade anche in coltivazioni non modificate e con erbicidi o pesticidi a spettro più ampio. Inoltre, gli Ogm potrebbero combattere la degradazione del suolo, perché in alcuni casi per uccidere le erbe infestanti non è necessaria l’aratura, una pratica che contribuisce all’erosione.
Hanno rischi potenziali per l’uomo
FALSO. Tutti gli articoli scientifici che denunciano la pericolosità degli Ogm in una dieta si sono dimostrati molto deboli e alcuni sono stati addirittura smentiti. Le specie Ogm differiscono da quelle classiche per pochi geni, e le molecole prodotte non dovrebbero essere nocive per l’uomo. La tossina prodotta dal Bacillus thuringensis, per esempio, non ha effetti in un ambiente acido come quello dello stomaco dei mammiferi.
Sono pericolosi per l’ambiente
VERO e FALSO. Non più di altre pratiche agricole. La degradazione dell’ambiente e la perdita di territori naturali, come le foreste tropicali o le savane, non dipendono dalla tecnologia agricola utilizzata ma da una serie di altri fattori, come l’aumento della popolazione, lo spostamento della dieta da una vegetariana a una di carne, l’abbattimento delle foreste. Lo sviluppo delle resistenza alle tossine o agli erbicidi collegati con gli Ogm non è diverso da quello che accade anche per altre coltivazioni.
Nel caso della resistenza agli erbicidi, il problema potrebbe essere la “fuga” dei geni in più verso specie selvatiche attraverso il polline. Si avrebbe allora una specie robusta (perché selvatica) e in più resistente agli erbicidi, quindi difficile da controllare.
Minacciano le coltivazioni tradizionali
FALSO. È stata dimostrata la compatibilità tra coltivazioni Ogm e quelle tradizionali, a patto che ci sia una certa distanza tra i campi e che le specie modificate non siano simili a quelle selvatiche: in quest’ultimo caso ci potrebbe essere un passaggio di geni dalle specie coltivate a quelle selvatiche, con conseguenze sconosciute. Al contrario, molte piante che consideriamo tradizionali sono minacciate da virus o altri parassiti, e potrebbero essere salvate se si applicasse la tecnologia Ogm.
Sono tutti di proprietà di multinazionali
DIPENDE. Poiché la ricerca e lo sviluppo di una varietà Ogm implicano un investimento rilevante, può essere fatto solo da aziende agroalimentari e università di Paesi avanzati. Le prime hanno sviluppato varietà che facilitano il commercio e la coltivazione, e sono le più diffuse dal punto di vista commerciale, le seconde si sono dedicate a ricerche più di nicchia e avanzate. In Italia non è possibile coltivare piante geneticamente modificate, pertanto le ricerche universitarie sono bloccate.
In Europa c’è la più grande opposizione agli Ogm
VERO. Fin dalla prima introduzione sul mercato, alla metà degli anni Novanta, politici, attivisti e consumatori europei si sono opposti alla diffusione, per varie ragioni. In Europa c’è sempre stata una maggior preoccupazione per l’introduzione di nuove tecnologie, e i cibi geneticamente modificati non fanno eccezione. Le nuove varietà hanno prodotto benefici per l’industria e per i coltivatori, non per i consumatori finali.
A questo si devono aggiungere le strategie di mercato delle industrie agroalimentari, che hanno preteso la fiducia dei consumatori senza portare prove scientifiche a favore dell’innocuità delle varietà modificate.
Il cotone Ogm ha aumentato i suicidi in India
FALSO. Si tratta di una leggenda urbana che è stata smentita da articoli scientifici. Questi dimostrano come il numero di suicidi non sia affatto collegato all’introduzione di Ogm nelle regioni indiane dove sono usati, ma a condizioni ambientali e sociali del tutto indipendenti. Anzi, secondo altri studi, il cotone Ogm ha aumentato il reddito dei contadini.
Molti allevamenti animali usano prodotti Ogm
VERO. Una grossa percentuale dei mangimi usati per allevare mucche e maiali, anche quelli alla base di prodotti pregiati, sono Ogm. In Europa si importano per esempio 3.350.000 tonnellate di soia Ogm ogni anno, più altre tonnellate di mais e di olio di colza..
In alcuni Paesi la legislazione punta ad accertare la valutazione del rischio per la salute dei consumatori.Altri ancora sono più restrittivi, e cercano di valutare anche il rischio per l’ambiente.
In Italia, in teoria non dovrebbero esserci divieti di coltivare alcune varietà Ogm permesse dalla legislazione europea, ma decreti più o meno virtuali, locali e nazionali, di fatto non ne permettono l’uso.