Accusati di voler controllare il mercato delle coltivazioni geneticamente modificate con la commercializzazione di sementi sterili, le industrie biotech hanno risposto con una "correzione genetica", creando una nuova generazione Ogm. I cui semi possono cambiare stato, da sterile a fertile, "a comando", ma solo adoperando specifici prodotti, brevettati quanto i semi stessi. I nomi della nuova generazione e di quella che l'ha preceduta? In arrivo ci sono gli "zombie", in uscita i "terminator"...
Susanna Trave, 15 novembre 2007
Da una varietà GM del cartamo si estrae insulina: l'accresciuta disponibilità del prodotto ha evidenti vantaggi sulla vita di milioni di persone. E il dibattito sugli Ogm è sempre più alimentato da speranze contrapposte a timori e diffidenza. |
Gli ambientalisti hanno lanciato l'allarme per quella che è definiita l'ultima frontiera nello sviluppo di piante geneticamente modificate, i cosiddetti semi "zombie", che devono il loro fantasioso nome al fatto di essere sterili solo fino a quando non vengano resuscitati dal trattamento con una determinata sostanza. Queste e altre sementi con disfunzioni sessuali sono state sviluppate nei laboratori delle industrie come soluzione proposta al problema della contaminazione delle coltivazioni tradizionali da parte di piante geneticamente modificate (GM).
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Perché i semi sterili fanno paura?
Sul fronte dell'economia e delle politiche agricole, quello che spaventa è la dipendenza che si viene a creare tra coltivatori e fornitori di sementi. Ma fermarsi a questa prima spiegazione sarebbe riduttivo. La notizia dei nuovi nati della biotecnologia arriva proprio mentre in Europa si discute la messa al bando dei loro predecessori, i cosiddetti semi "terminator", programmati per essere sterili in modo da evitare la contaminazione delle coltivazioni tradizionali. La richiesta di metodiche affidabili per contenere le coltivazioni di piante transgeniche sta diventando, infatti, sempre più pressante: l'obiettivo - almeno sulla carta - è quello di garantire che nessun OGM possa entrare in un qualunque punto della tradizionale catena alimentare. Sembra infatti che non sia sufficiente tenere i campi biotech lontani da terreni con agricolture tradizionali, e questo è l'aspetto che più preoccupa alcune associazioni di coltivatori e consumatori.
I due fronti. Wilfred Keller, del Federal National Research Council, ritiene, come molti altri scienziati del settore, che i semi terminator e le loro discendenze dovrebbero essere i benvenuti per determinate applicazioni. Le piante, sostiene, «sono fonti potenzialmente inesauribili che possono fornirci le sostanze di cui abbiamo bisogno e delle quali vorremmo avere grande disponibilità». Per esempio, la colza potrebbe diventare, nei prossimi anni, la maggiore fonte di combustibile biologico; in un ambito differente, una fabbrica di Calgary sta già producendo insulina dai fiori di cartamo. Ma Jim Thomas, dell'Etc (vedi riquadro), controbatte che «l'industria biotech insiste nella correzione tecnica di un problema che ha lei stessa creato» solo per assicurarsi il controllo del mercato sementiero.
La "correzione tecnica" non convince
Sviluppati negli anni '90, i semi terminator hanno acceso aspri dibattiti: la varietà sterile costringe i coltivatori a ricomprare nuovi semi ogni anno, perché non è più possibile riservare una parte del raccolto alla semina. E questo penalizza soprattutto i paesi poveri. I critici sono preoccupati anche per l'eventualità che il gene di sterilità possa estendersi a raccolti convenzionali attraverso meccanismi non prevedibili (come una mutazione genetica, per esempio): un'eventualità catastrofica, perché sarebbe compromessa l'intera catena alimentare. Proprio per questo motivo Brasile e India hanno già messo al bando i terminator e, l'anno scorso, la Convenzione delle Nazioni Unite sulla Biodiversità ha riaffermato la moratoria del 2000 sulla tecnologia, così come lo stesso Parlamento Europeo (moratoria del 2006).
L'evoluzione della specie. Ecco perché sono stati creati i semi zombie, equipaggiati, oltre che di un sistema che blocca la riproduzione, anche di un meccanismo che la ristabilisce e che si attiva quando la pianta è esposta a un particolare stimolo, per esempio un composto chimico. In questo modo, sostengono i produttori dei semi modificati, il problema creato dalla sterilità è risolto, dal momento che è stata resa reversibile. Anche i meccanismi di inversione, però, implicano dipendenza dai produttori. E non c'è la reale certezza che non possano essere indotti da eventi casuali o fuori controllo, riproponendo lo stesso scenario da incubo dei terminator.