Nel 2010 nella grotta di El Mirón, in Cantabria (Spagna) - esplorata grazie agli scavi diretti da Lawrence Guy Straus (University of New Mexico) e Manuel Gonzalez Morales (Universidad de Cantabria, Spagna) - vennero scoperti i resti perfettamente conservati di una donna, battezzata la Dama Rossa a causa del colore della pittura che ne ricopriva le ossa, che visse 19.000 anni fa.
Ora un team di ricerca ha pubblicato su Science i risultati di uno studio condotto sulla placca dentale della donna, che ha permesso di ricostruire il genoma di un batterio risalente all'Età della Pietra e ormai estinto: una scoperta incredibile che potrebbe risultare un valido aiuto nella lotta all'antibiotico-resistenza.
Un procedimento complesso. Estrapolare il genoma dei batteri intrappolati nella placca dentale di un individuo vissuto decine di migliaia di anni fa è tutt'altro che un gioco da ragazzi: generalmente il Dna si degrada facilmente e si rompe in miliardi di piccoli frammenti indistinguibili tra loro.
Grazie a un innovativo procedimento bioinformatico e in seguito ad anni di lavoro, i ricercatori sono riusciti a unire i frammenti ricostruendo il genoma del batterio estinto, appartenente al genere Chlorobium. Gli studiosi hanno poi sintetizzato i composti naturali che solo quel particolare batterio avrebbe potuto produrre, aprendo le porte a un nuovo campo: la ricerca di nuovi farmaci antibiotici derivati da forme di vita del passato.
Un aiuto contro l'antibiotico-resistenza. Uno dei grandi problemi medici del XXI secolo è la resistenza agli antibiotici, a causa della quale si sviluppano superbatteri resistenti ai farmaci che usiamo per combatterli.
Oggi riusciamo a produrre antibiotici solo contro i batteri attualmente viventi, ma questi microorganismi sono sulla Terra da oltre 3 miliardi di anni: per questo esiste un'enorme varietà di potenziali prodotti naturali terapeutici che rimangono inaccessibili alla biomedicina, persi nel passato. Almeno fino ad ora.
UN AIUTO DAL PASSATO. Grazie alla biotecnologia molecolare sintetica, infatti, i ricercatori sono riusciti a far produrre le sostanze chimiche codificate nei geni antichi a batteri attualmente viventi: in questo caso hanno inserito una versione sintetica del gene del batterio antico in un batterio "moderno", il Pseudomona protegens.
Il risultato è la scoperta di una nuova famiglia di composti naturali batterici, battezzati paleofurani, che potrebbero servire a sviluppare nuovi antibiotici. Ricostruendo i genomi microbici a partire da campioni archeologici, gli scienziati possono dunque accedere a diverso prodotti naturali finora persi nel tempo, aumentando il numero di potenziali risorse dalle quali attingere per sviluppare nuovi farmaci.