Una nuova specie di dinosauro sauropode, il gruppo di giganteschi erbivori di cui fecero parte anche Diplodocus e Brontosaurus, è venuta alla luce nella provincia di Neuquen, in Argentina, in un'area un tempo desertica e apparentemente poco adatta ad animali di questo tipo. Un gruppo di paleontologi di Spagna e Argentina ha scoperto i resti di tre esemplari di Lavocatisaurus agrioensis (come è stata chiamata la nuova specie) risalenti a 110 milioni di anni fa: un adulto che doveva raggiungere i 12 metri e due giovani di 6-7 metri di lunghezza.
Ricco deposito. Oltre ad ossa del collo, della coda e del dorso degli animali, il team ha rinvenuto la maggior parte delle componenti del cranio: il muso, le mascelle, molti denti, le ossa che definiscono l'orbita oculare: elementi che permetteranno di ricostruire quasi interamente la forma del capo dei lucertoloni preistorici.
I sauropodi furono i più grandi esseri viventi a calpestare il Pianeta. Si pensa che alcune specie come l'Argentinosaurus, diffuso proprio in America meridionale, potessero raggiungere i 36,5 metri dalla testa alla coda, e superare le 70 tonnellate di peso. Il Lavocatisaurus agrioensis faceva parte dei rebbachisauri, un gruppo di sauropodi che si diversificò nel supercontinente Gondwana e noto fino all'inizio Cretaceo superiore (99 milioni di anni fa). Questo genere di dinosauri è di particolare interesse perché aiuta a ricostruire i processi di dispersione di Gondwana e Laurasia prima della separazione tra Africa e Sudamerica. Tuttavia, le relazioni all'interno di questo gruppo sono ancora poco note per la scarsità di materiale cranico che aiuti nella ricostruzione. Ecco il motivo dell'importanza della scoperta.
Fuori posto. Per gli autori del ritrovamento, i tre sauropodi di Neuquen si spostarono e morirono insieme, in circostanze ancora non chiare. Alla loro fine potrebbero aver contribuito le condizioni climatiche dell'area in cui sono stati trovati, un tempo un deserto punteggiato di sporadici laghi - non esattamente dove ci si aspetterebbe di imbattersi in un erbivoro di grandi dimensioni. «Anche se ci si può immaginare che questo gruppo di sauropodi si fosse adattato a spostarsi in ambienti più aridi, con poca vegetazione, scarsa umidità e poca acqua, non è un'area in cui ci si sarebbe aspettati di trovarne i fossili» ha commentato Jose Luis Carballido, tra gli autori della scoperta.