Scienze

Nuova specie di orchidea nella diga del Vajont

Si sa che le specie viventi ancora da scoprire sono tantissime, molte di più rispetto a quelle note. Ma quando una nuova specie viene alla luce è sempre...

Si sa che le specie viventi ancora da scoprire sono tantissime, molte di più rispetto a quelle note. Ma quando una nuova specie viene alla luce è sempre qualcosa che rallegra chi l’ha scoperta e tutti gli amanti della natura. In ogni caso tuttavia in campo botanico gran parte delle nuove specie e sottospecie si individuano attraverso differenze minime, non visibili a occhio nudo, e accertabili solo attraverso l'indagine genetica. La scoperta di un fiore nuovo per la scienza, che differisce dalle specie già descritte sia dal punto di vista morfologico che per l'habitat particolare, è fatto di per sé rarissimo. Se poi il luogo dove è avvenuto il ritrovamento è il bosco di nuova formazione a Erto (Friuli Venezia Giulia), a monte del laghetto residuo del Vajont, sul pendio dilavato il 9 ottobre 1963 dall'immane ondata provocata dall'enorme frana staccatasi dal monte Toc e finita nella diga, la scoperta scientifica si mescola con la storia e diventa rappresentativa della capacità della natura di rigenerarsi. La riscoperta

Il versante della grande frana del Vayont dove è stata scoperta la nuova specie di orchidea
È questo il caso della nuova orchidea Liparis loeselii subsp. nemoralis, scoperta da Giorgio Perazza (e altri collaboratori), conservatore onorario del Museo Civico di Rovereto e, in qualità di florista e coordinatore della Cartografia Orchidee Tridentine, da anni contribuisce con le sue segnalazioni alla crescita della Cartografia Floristica del Trentino di cui la sezione botanica del Museo è capofila. In Friuli già nel 1988 Paolo Filippin rinvenne una stazione di questa orchidea (allora non distinta) nei boschi di neoformazione in località Le Spesse, tra Erto e il residuo Lago del Vajont. Il bosco ha ricolonizzato dal nulla il pendio che il 9 ottobre 1963 fu reso spoglio dal disastro della diga: è una zona interessantissima dal punto di vista della flora, soprattutto per le stazioni orchidologiche, tanto che il noto botanico bellunese Cesare Lasen la definì “sito di preminente interesse orchidologico italiano”. Sul piano emotivo si sarebbe tentati di pensare a una sorta di “risarcimento” o di “onoranza” che la natura ha voluto dedicare alle vittime della sciagura, alcune delle quali, mai ritrovate, è supponibile siano rimaste sepolte proprio lì.

27 novembre 2012 Luigi Bignami
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