Scienze

Novità sulla clonazione? Forse nessuna...

Una recente pubblicazione sulla clonazione di un embrione umano solleva problemi scientifici ed etici che circondano questa pratica. Focus.it fa il punto.

Novità sulla clonazione? Forse nessuna...
Una recente pubblicazione sulla clonazione di un embrione umano solleva problemi scientifici ed etici che circondano questa pratica. Focus.it fa il punto.

Un gruppo di scienziati sudcoreani ha prodotto le prime linee di cellule staminali tratte da embrioni clonati.
Un gruppo di scienziati sudcoreani ha prodotto le prime linee di cellule staminali tratte da embrioni clonati.

La rivista scientifica Science, una delle più prestigiose del mondo, pubblica nel fascicolo odierno che Woo Suk Hwant, dell'Università Nazionale di Seul, insieme a 22 colleghi sud coreani e a 2 ricercatori americani hanno creato 11 linee cellulari embrionarie personalizzate per altrettanti pazienti. Al momento non si sa come utilizzarle per curarli, ma forse serviranno in un futuro che non si sa quanto è lontano.
La pubblicazione ha occupato la prima pagina di tutti i giornali, ma non si tratta di una grande novità. La tecnica era già stata messa a punto dagli stessi ricercatori e pubblicata a febbraio dello scorso anno sempre su Science. E apre nuovi interrogativi di carattere etico.

Come in un pollaio? Utilizzando forti dosi di ormoni, Hwang ha fatto maturare contemporaneamente molte uova nelle ovaie di 18 giovani donne, al di sotto di 30 anni. Le ha poi prelevate: il “raccolto” è stato di 185 uova. Ha tolto poi il “tuorlo” di queste uova, cioè il nucleo che contiene il patrimonio genetico delle donatrici, e al loro posto ha inserito “il tuorlo” di cellule della pelle di 11 pazienti di età compresa fra 2 e 56 anni affetti da varie malattie: 9 avevano subito lesioni del midollo spinale, uno soffriva di una malattia genetica congenita e un altro di diabete giovanile.
Il processo di fusione ha avuto successo in 129 cellule, ma solo 31 si sono comportate come cellule fecondate e sono giunte allo stadio successivo di embrione-blastocisti (cioè 5 giorni dopo la fecondazione), e solo 11 a loro volta hanno sviluppato una linea cellulare, cioè hanno cominciato a differenziarsi come fa un embrione: tutta l'operazione ha avuto un indice di successo bassissimo, del 5,9%.
Quali le applicazioni pratiche? Per ora nessuna. Non sono utilizzabili per curare i malati dai quali le cellule della pelle erano state prelevate. Lo precisano gli stessi autori «Poiché le celulle staminali generate con l'uso delle cellule dei pazienti sono probabilmente difettive», cioè non si comportano come una cellula staminale normale, non si sa cosa possono combinare e quindi non possono essere usate nei pazienti.
Di tutti i ricercatori che parlano oggi di staminali, il più autorevole è Angelo Vescovi, che per primo al mondo isolò nel 1994 le cellule staminali fetali umane. «Terapie? Non scherziamo. Queste sono notizie sensazionalistiche. Hwang avrebbe dovuto dire: “abbiamo rifatto la clonazione dell'anno scorso con più cellule e ci sono venute meglio”. Questa ricerca non ha aggiunto nulla a quello che già sapevamo: che si può clonare un individuo lo si sapeva già. Quello che ci si domanda è se ha senso farlo.
Negli Stati Uniti questo tipo di sperimenti non può essere fatto con fondi federali. Le Nazioni Unite li hanno vietati. Oggi questo tipo di clonazione si fa praticamente solo a Singapore, in Inghilterra, in Corea, in Israele e in alcuni stati arabi in cui i gruppi di ricerca che si spartiscono i fondi sono pochi e poche le regole etiche». Nel mondo infatti chi si occupa di ricerca nelle cellule staminali si domanda qual è il settore che promette maggiori risultati terapeutici per malati sul quale convogliare i fondi. Ecco il punto della situazione. Le cellule staminali sono principalmente di quattro tipi.

1. Le cellule staminali dell'embrione. Compaiono intorno al decimo giorno dalla fecondazione. Se sono prelevate dagli embrioni congelati danno problemi di rigetto come gli organi trapiantati. Sull'esterno infatti espongono una serie di segnali che, se trapiantate nei malati, attirerebbero l'attenzione del sistema immunitario del ricevente. Per poter attecchire quindi richiedono la terapia immunosoppressiva, che riduce l'attenzione del sistema immunitario, la stessa utilizzata nei trapianti di organo. Inoltre sollevano problemi bioetici.

2. Le cellule staminali embrionarie da clonazione del paziente, con la tecnica utilizzata da Hwang. Hanno il vantaggio di non scatenare la risposta immunitaria, ma di loro non si sa nulla. Della donatrice dell'ovocita resta infatti il genoma della caldaia della cellula, il mitocondrio, e le informazioni esterne al Dna che controllano il comportamento del genoma: non sempre queste si mettono d'accordo con le informazioni del nucleo trapiantato.
Inoltre queste cellule sono spesso aberranti: Martin Evans nel 1972 ha dimostrato che se si trapiantano cellule embrionarie in un topo è frequentissima l'insorgenza di un tumore.
Alcuni studi hanno anche dimostrato che le cellule staminali dalle quali deriva il sangue trapiantate nell'adulto non attecchiscono. È ancora tutto da studiare. Questo tipo di ricerca è la più lontana dal letto del malato, dalle applicazioni pratiche. Inoltre richiede un numero di ovociti enorme: circa 17 ovociti per ogni malato per arrivare solo allo stadio iniziale della ricerca. Chi sarà la giovane donatrice di ogni terapia?
David Magnus e Mildred Cho dello Stanford center for Biomedical Ethics di Paolo Alto, negli Usa, precisano «Il medico che cerca il loro consenso informato dovrebbe consigliare loro di non fare la donazione perché non ne ricavano alcun beneficio. Anzi, ne ricavano un rischio: si stima che fino al 10% delle donne che si sottopongono a stimolazione ovarica per donare ovociti soffrano di grave sindrome da iperstimolazione ovarica, che può causare dolore, portare al ricovero ospedaliero, all'insufficienza renale e futura infertilità e persino alla morte».
Le donne sudcoreane che hanno espresso il loro consenso per questa ricerca erano state informate in modo completo? Negli Stati Uniti le donne che donano i propri ovociti per le fecondazioni eterologhe vengono pagate 50 mila dollari. In India ci sono interi paesi senza un rene, donato a pagamento. In Italia le donazioni di organi a pagamento sono vietate.

3. Cellule staminali fetali. Sono quelle cui Vescovi affida le maggiori speranze. Sono raccolte da feti alla dodicesima settimana di gravidanza abortiti naturalmente. I dati statistici dicono che nella sola provincia di Milano ogni settimana ci sono 44 aborti spontanei di questo tipo. Le loro cellule sono molto più sicure.

4. Cellule staminali adulte. Sono sempre più frequenti le segnalazioni di una auto-riparazione spontanea del corpo umano. Due anni fa Olle Lindvall dell'Università di Lund, in Svezia ha dimostrato che si verifica nel cervello, dopo un ictus. Gli stessi meccanismi spontanei di riparazione sono attivati nelle paralisi traumatiche, nel fegato per le lesioni dei virus come quelli dell'epatite, nei muscoli. Ora lo dimosta Filippo Crea dell'Istituto di Cardiologia dell'Università Cattolica di Roma per quel che riguarda l'infarto.
Dopo un infarto il cuore invia al midollo un segnale di SOS chimico che ha il compito di chiamare il pronto-soccorso delle cellule staminali che intervengono a rammendare il cuore. Il numero di cellule staminali mobilitate varia nei diversi pazienti. A parità di gravità iniziale dell'infarto, i “buoni produttori” di cellule staminali hanno un'evoluzione clinica molto migliore dei “cattivi produttori”. I primi curano da soli il loro infarto. Gli altri hanno una prognosi meno favorevole.
Insomma, la ricerca più promettente e più vicina al letto del malato, è quella che studia come ottimizzare i meccanismi già esistenti nell'organismo del paziente incrementando l'arrivo di cellule staminali e il loro attecchimento.
Eppure c'è chi sostiene la clonazione come unica soluzione per alcune malattie. «Nel corpo umano ci sono 254 tipi diversi di cellule» dice Vescovi. «E nessuno ha mai dimostrato che dalla clonazione ci possano giungere più risposte che dalle cellule fetali o dalle staminali adulte dello stesso paziente».
Amelia Beltramini

( Notizia aggiornata al 20 maggio 2005)

20 maggio 2005
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