Scienze

Non sempre l'acqua fu "benedetta"

Si parla di acqua solo in prossimità della “giornata dell’acqua” o di disastri prodotti da piogge abbondanti. Ma una volta tanto, vorrei parlare della...

acqua

curiosità

Grandi acquedotti ai tempi dei romani L’acqua, nel nostro Paese, aveva raggiunto una notevole diffusione già al tempo dei Romani, i quali avevano costruito decine di acquedotti per centinaia di chilometri di lunghezza. Ma in seguito alla caduta dell’Impero Romano, la maggior parte degli acquedotti e delle opere di riserva dell’acqua andarono in rovina. Iniziò così un lungo periodo durante il quale l’Italia e tutta l’Europa vissero con scarsa disponibilità di acqua potabile, mentre crescevano malattie come il colera e la malaria, causate proprio dalla cattiva gestione delle poche acque di approvvigionamento. Qua e là si scavavano pozzi individuali e si cercava di conservare acqua in piccoli avvallamenti, mentre se ne faceva sempre meno uso per la pulizia personale. Sarà proprio durante la fine del Medioevo che si diffonderà il credo che il bagno non fosse salutare, tanto che anche i nobili si lavavano il meno possibile, al punto che, per coprire il cattivo odore emanato del corpo, preferivano parrucche incipriate e profumi sugli abiti.
Nacquero proverbi del genere: "più il capro puzza, più la capra l'ama" o "finché i pidocchi vivono sulla testa la salute è buona". Dal Medioevo alle soglie dell’era industriale l’igiene femminile era una un parametro per giudicare una donna: una signora sporca era prova di onestà, se pulita di prostituzione; solo queste ultime, infatti, dovevano necessariamente lavarsi per il tipo di “lavoro” da loro eseguito. I bagni erano soltanto un richiamo per favorire incontri sessuali, non certo per l’igiene personale. Si svolta nel XXVII secolo E ancora attorno al 1600 i timori che i pori della pelle potessero aprirsi in seguito ad un bagno caldo ed essere veicoli per l’introduzione di malattie tennero la maggior parte degli italiani il più lontano possibile dall’acqua. La paura fu così radicata che ai bambini venne negato ogni forma di bagno, anzi, per chi ne aveva la possibilità, si suggeriva di ungerli con olio di rosa o di mirtillo e poi passati con della cera e quindi fasciati, al fine di ostruire il più possibile i pori della pelle.
Prima che gli acquedotti ritornassero in auge furono le fontane uno dei pochi centri per la distribuzione delle acque, che in diverse parti d’Italia assunsero un ruolo che andò ben al di là del semplice luogo di approvvigionamento dell’acqua pulita da parte dei cittadini. Tra i tanti esempi vi è quello di Napoli dove le fontane ebbero non solo il ruolo quale mezzo per la distribuzione delle acque, ma anche quale strumento di celebrazione del potere e della generosità dei sovrani che ne promossero in gran numero e in diversi punti della città. Quella di Nettuno, ad esempio, tra le più monumentali della città, risale alla seconda metà del Cinquecento. Più volte spostata, più volte lasciata decadere o addirittura depredata, come fece il vicerè Pedro Antonio d’Aragona nella seconda metà del Milleseicento, è sempre tornata al suo splendore fino all’ultimo restauro che risale al 2000.

19 novembre 2012 Luigi Bignami
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