Elon Musk l'ha fatto. Come annunciato nel maggio scorso, la sua azienda Neuralink – fondata nel 2016 a Freemont (California) e che si occupa di implementazione tecnologica in ambito biologico – ha innestato il primo microchip in un cervello umano (il nome "commerciale" del dispostivo è Telepathy). Ad annunciarlo è stato lo stesso imprenditore in un post apparso su X.com (il social network da lui acquistato nel 2022 quando si chiamava Twitter), scrivendo: «Il primo uomo ha ricevuto un impianto da Neuralink ieri (domenica 28 gennaio 2024) e si sta riprendendo bene. I risultati iniziali mostrano un promettente rilevamento di picchi neuronali».
Quali problemi potrebbe risolvere Neuralink?
L'obiettivo di Neuralink è di costruire un ponte tra il nostro cervello e i computer, con il fine primario di potenziare le abilità umane nel difendersi dai più comuni disturbi di origine neurologica e lo scopo ultimo di realizzare una integrazione uomo-macchina, immaginata finora solo nel mondo della fantascienza.
La comunità scientifica invita però alla prudenza, perché se è vero che la sperimentazione avviata da Musk si propone di curare malattie attualmente prive di una terapia risolutiva, come la SLA o il morbo di Parkinson, e di risolvere problemi seri quali paralisi, cecità e persino la depressione, dall'altro i rischi di tale implementazione tecnologica sono molto alti.
Quali sono i costi di Neuralink
Ma quanto costa una tecnologia del genere? Neuralink ha comunicato finanziamenti per un totale di oltre 320 milioni di dollari solo nel 2023, tuttavia, il prezzo previsto per un impianto sarà di circa 40.000 dollari, con l'obiettivo di renderlo più accessibile in futuro nonostante un costo di produzione stimato di almeno 10.000 dollari. Non è ancora noto, invece, come funzionerà, e quanto costerà, la manutenzione dei microchip.
Stando a quanto affermato dall'eccentrico imprenditore a più riprese lo scorso anno, una tecnologia come quella che la sua azienda sta sperimentando dovrebbe in qualche modo ridurre «il rischio rappresentato per la nostra civiltà dall'avanzare dell'intelligenza artificiale», donando all'intelligenza umana una vita pressoché "eterna" a dispetto di un corpo che eterno non è.
Chi ci aveva provato prima di Neuralink
A dirla tutta, infine, il team di Neuralink non è stato il primo a intraprendere questa strada: nel settembre 2023 l'olandese Onward aveva già testato un impianto cerebrale al fine di stimolare il midollo spinale di un soggetto tetraplegico e consentirgli di riacquisire una parziale mobilità, mentre nel 2019 furono i ricercatori dell'istituto Clinatec di Grenoble a presentare un impianto simile, collegato però a un esoscheletro installato sul paziente.