Scienze

Neanderthal: ritratto di famiglia prima dell'estinzione

Analisi genetiche svelano parentele, migrazioni e strutture sociali dei Neanderthal in Siberia, poche migliaia di anni prima della loro scomparsa.

Immaginate una gelida notte tra le montagne della Siberia, in un punto indefinito della Storia prima di 49.000 anni fa. Una famiglia trova rifugio in una grotta che domina la valle di un fiume in cui si abbeverano bisonti, cervi e cavalli selvatici. Il padre caccia qualcosa, una ragazzina azzanna un osso e perde un dente. La vita scorre tranquilla e la sosta diviene soggiorno stabile. A quella generazione seguono altre, per un secolo circa.

Ora i genomi di quel padre, della figlia e di un'altra dozzina di persone sono stati analizzati: la notizia è importante perché si tratta di Neanderthal, arrivati al limitare orientale del loro territorio, qualche migliaio di anni prima della definitiva estinzione della loro specie. I profili genetici del gruppetto familiare hanno raddoppiato in un colpo solo il numero di genomi Neanderthal conosciuti, e offrono uno spaccato senza precedenti della struttura sociale di questi cugini dell'uomo nell'ultima fase della loro storia.

Un colpo di fortuna. Nell'ultimo decennio, gli antropologi sono riusciti a sequenziare i genomi di 19 Neanderthal soltanto, soprattutto femmine vissute tra i 400.000 e i 50.000 anni fa, in località sparpagliate tra Europa e Asia. Reperti interessanti, ma troppo "scollegati" per scoprire qualcosa sulla struttura sociale di questo gruppo umano.

Per il nuovo studio, presentato a giugno al Simposio Internazionale di Archeologia Biomolecolare, Laurits Skov del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology ha estratto il DNA dal dente, da diverse ossa e da una mascella di Neanderthal, riportati alla luce da archeologi russi nelle grotte Chagyrskaya e Okladnikov, sui Monti Altai (Siberia).

L'analisi dei sedimenti sul dente ha permesso di datare l'occupazione delle caverne tra i 59.000 e i 49.000 anni fa. Fatto interessante, quei siti si trovano a poche decine di chilometri dalla famosa grotta di Denisova, abitata da Neanderthal e Denisoviani fino a 50.000 anni fa. Il team è riuscito a estrarre e analizzare il DNA di sette maschi e cinque femmine vissuti nella grotta di Chagyrskaya, e di un maschio e una femmina che abitarono in quella di Okladnikov.

In casa con mamma. Se ci si sofferma sull'insediamento nella prima grotta, la somiglianza tra il DNA nucleare estratto da un osso e quello del dente caduto hanno permesso di individuare un primo legame familiare, quello tra un padre e una figlia. Altri indizi genetici (lunghe sequenze identiche di DNA nucleare, derivanti dallo stesso antenato) suggeriscono che i 7 maschi nella grotta fossero imparentati, e che quindi gli uomini rimanessero in famiglia da adulti, come avviene ancora oggi in diverse società umane.

Sempre dal DNA nucleare si deduce che questi Neanderthal erano più strettamente imparentati con le popolazioni recenti di Neanderthal della Spagna che con quelle antiche di Denisova: erano quindi arrivati in Siberia dopo una lunga migrazione.

Poca varietà. Le somiglianze genetiche tra questi individui non si spiegano soltanto con i legami familiari. Anche il loro cromosoma Y era molto simile e proveniva da un antenato umano moderno, come del resto quello degli unici altri 3 Neanderthal di cui si sia sequenziato il genoma. L'affinità genetica di questi individui fa pensare - secondo gli autori dello studio - a un ultimo, sparuto gruppo di un centinaio di maschi in grado di generare prole, la stessa quantità che osserveremmo oggi in popolazioni di primati a rischio estinzione, come i gorilla di montagna. Mentre se si guarda al DNA mitocondriale, appare più diversificato - forse, perché le giovani donne lasciavano abitualmente le famiglie natali per unirsi a quelle dei compagni, come accade ancora oggi in molte popolazioni.

Anche se l'analisi di 14 genomi non esaurisce le domande sulla società Neanderthal, la poca diversità genetica dei maschi lascia presagire la loro fine. Entro 5.000, 10.000 anni al massimo si sarebbero estinti.

28 giugno 2021 Elisabetta Intini
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