Quando nasciamo, dobbiamo riuscire a passare attraverso il bacino relativamente stretto di nostra madre: la testa e le spalle ostacolano l'uscita e possono complicare il parto. In passato, alcuni studi avevano già dimostrato che, per ovviare al problema, la testa del feto umano cresce velocemente nell'utero, per poi rallentare bruscamente poco prima del parto. Ora un team internazionale di ricercatori ha scoperto che le clavicole (la clavicola è l'osso lungo con forma di S che si articola trasversalmente tra la scapola e lo sterno) si comportano più o meno allo stesso modo, e rallentano la loro crescita poco prima della nascita del bambino per poi riprendere ad allungarsi subito dopo il parto. I risultati dello studio sono stati pubblicati su PNAS.
Tre primati a confronto. Gli studiosi hanno confrontato le TAC - effettuate su feti a diversi stadi di sviluppo, neonati e adulti - di 81 umani, 64 scimpanzé (Pan troglodytes) e 31 macachi giapponesi (Macaca fuscata): in tutte e tre le specie hanno rilevato una diminuzione nella crescita del cranio, mentre altre ossa, come quelle delle braccia o del bacino, crescevano stabilmente quando il feto si trovava nell'utero, per poi aumentare il ritmo dopo la nascita.
Crescita rallentata. La crescita delle ossa delle clavicole ha invece un andamento distinto per ogni specie: negli scimpanzé crescono allo stesso ritmo prima e dopo la nascita, nei macachi la crescita rallenta leggermente poco dopo il parto, mentre per noi umani, dopo un brusco rallentamento due mesi prima della nascita, la crescita si velocizza nei primi cinque anni di vita. «Non sappiamo ancora perché l'evoluzione ci abbia portato ad adottare questo ritmo di crescita, piuttosto che un altro più lento e costante», spiega Mikaze Kawada, uno degli autori. «Per scoprirlo dovremo condurre ulteriori studi».