Un piccolo robot riesce ad autoalimentarsi grazie a un pasto a base di insetti.
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Il prototipo di robot carnivoro. Non bello da vedere... e presto neppure da annusare: per attirare le mosche profumerà di escrementi. |
Mosche energetiche. L'energia è contenuta nell'esoscheletro degli insetti sotto forma di zucchero, in un polisaccaride chiamato chitina. I batteri all'interno delle celle di digestione del robot scindono la chitina, innescando una reazione chimica che libera gli elettroni che originano corrente elettrica.
Là dove osano le mosche. Al momento EcobotII, questo il nome del robot insettivoro, non è ancora capace di andare a caccia da solo e le mosche devono essergli offerte dall'uomo. In un prossimo futuro sarà dotato di una speciale trappola odorosa di escrementi umani, che attrarrà gli insetti e li risucchierà direttamente nelle camere di digestione. Come avviene per molte piante carnivore.
Il processo digestivo è ancora molto inefficiente: l'energia ricavata dalla mosche consente infatti a EcobotII di muoversi a una velocità di circa 10 centimetri l'ora. Va detto che i consumi sono assai contenuti: con 8 mosche un po' cicciotelle è in grado di muoversi incessantemente per ben 5 giorni.
Puzza di robot. Ecobot non è comunque il primo robot carnivoro: qualche tempo fa un altro team di scienziati aveva messo a punto Slugbot, una macchina capace di catturare lumache e di digerirle generando metano da utilizzare per la ricarica di celle a combustibile. Il processo chimico era però troppo lento e per questo fu accantonato
Le possibili applicazioni per un robot capace di autoalimentarsi con le mosche sono pressoché infinite: basti pensare agli utilizzi di tipo militare o industriale che richiedono il monitoraggio di zone pericolose o inospitali.
Bisognerà però trovare un rimedio alla puzza, che rischia di compromettere l'esito delle missioni più segrete.
(Notizia aggiornata al 13 settembre 2004)