Per strumenti sempre più piccoli, sono necessarie minuscole fonti di energia.
Un motore micromeccanico con lo scheletro di un microrganismo (un radiolario) al centro. Per questi micromotori saranno necessarie piccolissime batterie. |
Per far funzionare tutte le caratteristiche più avanzate di un palmare o un telefono cellulare di ultima generazione è necessaria molta energia: e in piccoli contenitori. Ecco perché il professor Charles Martin, dell'Università della Florida, sta studiando il metodo di costruire batterie di dimensioni microscopiche. Batterie che, oltre a far funzionare i telefonini, possano anche servire per alimentare minuscoli chip di computer che hanno le funzioni più varie. Per esempio scoprono la presenza di batteri nell'aria, o di minute tracce di inquinanti.
Il primo passo verso le nanobatterie è stato quello di costruire “nanonodi” e “nanocatodi”, cioè i due poli della batteria stessa, non più grandi di qualche miliardesimo di metro. I due pezzi non sono solo più potenti di quelli di dimensioni comuni, ma anche molto più resistenti. «Anche se abbiamo scoperto come costruire quasi tutti i componenti della batteria, dice Martin, non sappiamo ancora come metterli insieme. E stiamo lavorando proprio a questo.»
(Notizia aggiornata al 17 ottobre 2002)