Venti minuti di "ricarica" del cervello con la corrente potrebbero essere sufficienti per incrementare notevolmente le sue prestazioni.
Un giorno, gli elettrodi collegati alla testa potrebbero essere usati non solo per gli esami diagnostici (qui un elettroencefalogramma), ma anche per rendere i pensieri più veloci. |
Una piccola scossa. Inizialmente le persone scelte per il test, forse un po' suggestionate dai film di fantascienza, erano visibilmente preoccupate, ma poi Iyer è riuscita a convincerli che non c'erano rischi e così ha collegato le loro teste alla corrente. I volontari a questo punto sono stati invitati a nominare più parole possibile che iniziassero con una certa lettera. Passati 90 secondi, la maggior parte delle persone aveva dato 20 parole. Ma dopo che la Iyer ha trasmesso loro una piccola scossa di 2 millesimi di ampere (una frazione di quella che serve per far funzionare un orologio digitale) per 20 minuti, ha scoperto che la loro capacità di nominare era cresciuta del 20 per cento, senza alcun effetto collaterale.
Una scoperta elettrizzante. Nonostante il lavoro sia ancora in fase di studio, Iyer pensa che la corrente elettrica possa incrementare significativamente l'attività dei neuroni nella corteccia pre frontale e vorrebbe riprovare l'esperimento sui pazienti colpiti da demenza temporanea, malattia che causa problemi al linguaggio. "Non dovrebbe essere la cura - afferma Iyer - ma potrebbe essere usata insieme ai farmaci".
L'idea che la corrente elettrica possa in qualche modo aiutare l'attività del cervello, era alla base di alcuni esperimenti che furono fatti già negli anni '50. Ma l'ipotesi non incontrò molto favore, poiché rischiava di essere confusa con la tanto contestata terapia dell'elettroshok, usata sui pazienti sofferenti di gravi forme di depressione.