Come si difende il nostro organismo dall'attacco del coronavirus SARS-CoV-2? Anche attraverso un meccanismo che coinvolge la cosiddetta immunità innata. A confermarlo ora è uno studio internazionale coordinato da Humanitas e IRCCS Ospedale San Raffaele e pubblicato su Nature Immunology.
L'immunità innata è la prima linea di difesa dell'organismo e ha un ruolo chiave nella resistenza ai patogeni, al punto che risolve il 90 per cento dei guai causati dall'incontro con batteri e virus. Poi interviene l'immunità adattativa, che è invece una linea di difesa più specifica, degli anticorpi e delle cellule T, che può essere potenziata con i vaccini. Oggetto della nuova ricerca sono state in particolare le proprietà antivirali di una molecola dell'attività innata, ovvero la molecola MBL.
UNA DIFESA IN PIù. Che anche l'immunità innata fosse coinvolta nella risposta immunitaria dell'organismo al SARS-CoV-2 era oggetto di ricerca già da marzo 2020. «Anni fa abbiamo individuato alcuni geni che fanno parte di una famiglia di antenati degli anticorpi (i cosiddetti Ante-antibody, ndr)», spiega Alberto Mantovani, direttore scientifico di Humanitas e professore emerito della Humanitas University, che ha coordinato il team di scienziati. «Concentrandoci sull'interazione tra questi e Sars-CoV-2, abbiamo scoperto che una di queste molecole dell'immunità innata, chiamata Mannose Binding Lectin (MBL), si lega alla proteina spike del virus e lo blocca.»
Una prima linea, dunque, capace di resistere anche con varianti, come Omicron, più capaci di "bucare" la rete di immunità dei vaccini. «Ad oggi sappiamo che questo meccanismo di resistenza innata "vede" anche Omicron e quindi probabilmente contribuisce al fatto che, per quanto questa variante sia riconosciuta in forma minore dagli anticorpi, la prima linea di difesa regge», precisa Mantovani: «ciò non toglie quanto invece già sappiamo grazie ai dati: i vaccini danno una protezione significativa e fondamentale e restano la nostra cintura di sicurezza».