Per illustrare il principio di incertezza della meccanica quantistica, un'idea in base alla quale è l'osservatore, al momento di effettuare un rilevazione, a determinare le caratteristiche della particella esaminata (carica, spin, posizione), lo scienziato austriaco Erwin Schrödinger, premio nobel per la fisica nel 1933, ha ideato un curioso esperimento teorico, noto col nome di paradosso del gatto di Schrödinger. Schrödinger l'ha formulato per mettere in evidenza la debolezza della cosiddetta interpretazione di Copenhagen della teoria quantistica (proposta dal fisico danese Niels Bohr), ma ha finito invece per diventare uno dei più noti simboli della nuova scienza, in quanto rappresenta perfettamente gli aspetti meno intuitivo della teoria stessa.
La condizione sperimentale è semplice da descrivere. Supponiamo di avere un gatto chiuso in una scatola dove un meccanismo (col quale il gatto non può ovviamente interferire) può fare o non fare da grilletto all'emissione di un gas velenoso. Per entrambe le situazioni la probabilità è esattamente del 50%.
Secondo Schrödinger, visto che è impossibile sapere, prima di aprire la scatola, se il gas sia stato rilasciato o meno, fintanto che la scatola rimane chiusa il gatto si trova in uno stato indeterminato: sia vivo sia morto.
Solo aprendo la scatola questa "sovrapposizione di stati" si risolverà, in un modo o nell'altro. La vita del gatto è di fatto nelle nostre mani: può sembrare paradossale, ma il senso è che l'osservazione determina il risultato dell'osservazione stessa.