Ripartono i lavori per il contestatissimo Thirty Meter Telescope (TMT), il megatelescopio con uno specchio del diametro di 30 metri che sorgerà nei prossimi anni sulla sommità del vulcano Mauna Kea, sulla Big Island di Hawaii.
Il prezzo da pagare. In cambio, però, un quarto dei telescopi già presenti sulla montagna dovrà essere smantellato prima del 2024, l'anno in cui il TMT dovrebbe entrare in funzione. È la decisione del governatore delle Hawaii, David Ige, che arriva al termine di mesi di proteste contro il faraonico progetto del nuovo osservatorio astronomico.
Nessuno tocchi la montagna. Il vulcano Mauna Kea, che sorge in mezzo al Pacifico, offre condizioni di visibilità perfette dal punto di vista astronomico (poca umidità, inquinamento luminoso e atmosferico pressoché nulli), ma per gli hawaiani è sacro: secondo la cultura locale avrebbe avuto un ruolo determinante nella creazione della Terra.
I precedenti. La popolazione hawaiana aveva già dovuto accettare, suo malgrado, il complesso dei 13 telescopi che fanno parte del Mauna Kea Observatory, tra cui il famoso Gemini North Telescope e l'Osservatorio Keck. La rete di telescopi realizzata a partire dalla metà degli anni '60, si trova all'interno di un "recinto astronomico" in una zona protetta dall'Historical Preservation Act, un accordo per la tutela di aree di interesse storico e culturale dei nativi.
La classica "goccia". Ma l'annuncio dei lavori per il telescopio dei record, che dovrebbe occupare un'area complessiva di 655 m² proprio sulla cima della montagna, a 4.050 metri di quota, e costare circa 1,3 miliardi di euro, è stato visto come l'ennesima violazione di un luogo già privato del rispetto che merita.
Il compromesso. «Abbiamo già fatto abbastanza male a un posto molto speciale», ha dichiarato il governatore il 26 maggio. I lavori, che erano stati interrotti ad aprile per le proteste, potranno proseguire, ma «l'Università delle Hawaii, che ha in gestione lo spazio della riserva scientifica sulla montagna, deve smantellare il maggior numero di telescopi possibile, a partire da quest'anno e fino ad arrivare al 25% per l'anno in cui il TMT entrerà in funzione.»
Nessuna sorpresa. Molti dei telescopi del complesso avevano già annunciato la prossima chiusura, per il principio per cui un luogo così speciale dal punto di vista scientifico deve ospitare solo il meglio della tecnologia al momento disponibile. Le parole di Ige sono destinate, probabilmente, ad accelerare questo processo.