La maggior parte dei manoscritti d'epoca è conservata in teche di vetro, al riparo dalla luce troppo intensa e in condizioni climatiche controllate. Quelli lasciati da Maria Skłodowska-Curie, la scienziata polacca due volte Premio Nobel che, con i suoi studi sulla radioattività, ha spalancato le porte della ricerca scientifica al genere femminile, riposano in una scatola sigillata col piombo.
Il motivo non è difficile da immaginare, se pensiamo agli studi di chi li ha scritti: a 81 anni dalla morte della scienziata, i suoi appunti sono ancora radioattivi, e pericolosi da maneggiare. La storia è nota da tempo (ne avevamo parlato su un vecchio numero di Focus Domande & Risposte), ma è di quelle che vale la pena ricordare.
stroncata dalla scienza. Gli studi su radio e polonio costarono la vita a Maria Skłodowska, meglio nota come Marie Curie che morì a 66 anni (nel 1934) di anemia aplastica, una malattia del sangue causata quasi certamente dall'esposizione ai materiali radioattivi, di cui un tempo si ignorava la pericolosità.
In casa e nel piatto. Ma quelle ricerche hanno lasciato traccia anche sugli oggetti che la scienziata maneggiava ogni giorno: oltre ai manoscritti anche mobili e libri di cucina. Chi volesse ammirare la collezione di Pierre e Marie Curie alla Biblioteca Nazionale di Parigi, deve ancora oggi utilizzare abiti protettivi, e firmare una liberatoria (perché non si sa mai).


polonio nella giacca. I coniugi Curie vivano l'intera giornata immersi in materiale radioattivo. Marie aveva l'abitudine di girare con bottiglie di radio e polonio in tasca, e di riporle nei cassetti della scrivania. Gli abiti che i due indossavano in laboratorio erano gli stessi che vestivano in casa.
1601 anni: l'emivita del più comune isotopo del radio. Non sorprende, perciò, che gli effetti personali di Marie Curie siano ancora radioattivi.
Nella sua autobiografia, la Curie stessa racconta che, di notte, aveva l'abitudine di recarsi col marito in laboratorio per contemplare i bagliori che provenivano dalle provette, "uno spettacolo incantevole e sempre nuovo. I tubi luminosi brillavano di luci di fate, di fantasmi".
Decontaminata. Dopo la morte della scienziata e fino al 1978, la sua casa divenne la sede dell'Istituto di Fisica Nucleare della Facoltà di Scienze di Parigi e della Fondazione Curie. Ma forse non si era valutata la reale contaminazione dell'edificio se, come denunciò il quotidiano Le Parisien, molti abitanti del quartiere cominciarono misteriosamente ad ammalarsi di cancro. Dopo le valutazioni del caso, quelle stanze furono bonificate nel 1991.