La mattina del 29 giugno 2013 l'Italia pianse la sua Signora delle stelle. Margherita Hack aveva compiuto da pochi giorni 91 anni, e lasciava un grande vuoto nella comunità scientifica. Hack era nata il 12 giugno 1922 e già a 23 anni, nel 1945, si era laureata in fisica, e nel 1964 vinse il concorso per la cattedra di astronomia all'Università di Trieste, diventando la prima donna chiamata a dirigere un osservatorio astronomico in Italia. Astrofisica, accademica, divulgatrice brillante e instancabile, pioniera, attivista: è difficile descrivere in poche parole l'essenza di Margherita Hack, una delle scienziate più brillanti del Ventesimo secolo, pensatrice libera dotata di una profonda spiritualità atea, in dialogo continuo con i più grandi pensatori della sua epoca, sempre in campo per la difesa dei diritti civili e degli animali.
I primi anni. Margherita Hack nasce il 12 giugno 1922 a Firenze in via - non poteva che essere così - Cento Stelle, angolo Campo di Marte. È l'unica figlia di Maria Luisa Poggesi, toscana, di religione cattolica, miniaturista alla Galleria degli Uffizi e di Roberto Hack, contabile fiorentino di origini svizzere, di religione protestante. I genitori non le impongono alcun credo religioso e per tutta la vita Margherita sarà atea: coltiva però una forte spiritualità in forma di connessione con la natura, con gli animali (è vegetariana convinta) e con l'Universo che studierà e che, come racconta nel suo ricordo Gianluca Ranzini, giornalista di Focus che l'ha conosciuta, ritiene «già abbastanza interessante e intrigante, senza bisogno di andare a cercare qualcosa altrove».
Lettere. Anzi, fisica! Dopo il primo ciclo di studi, Margherita Hack si iscrive al ginnasio Galileo Galilei, il più antico di Firenze. Da antifascista convinta assisterà in quegli anni alle discriminazioni contro compagni e insegnanti ebrei dopo l'applicazione delle leggi razziali in Italia. In quegli anni ottiene buoni risultati nello sport (pallacanestro e atletica leggera: ma sarà in seguito anche campionessa di salto in alto e in lungo nei campionati universitari) e incontra per la prima volta Aldo De Rosa, che nel 1944 diventerà suo marito. Dopo una maturità saltata, quell'anno, a causa dell'ingresso dell'Italia in guerra (è l'estate del 1940) si iscrive prima brevemente alla facoltà di Lettere, che frequenta "per un'ora soltanto", quindi finalmente a Fisica, con una scelta non scontata per le ragazze all'epoca, raramente indirizzate alle facoltà scientifiche.
Verso le stelle. Nel gennaio 1945 si laurea con una tesi sulle stelle di tipo Delta Cephei basata sugli studi all'Osservatorio di Arcetri e scritta durante la Battaglia e la liberazione di Firenze, mentre i tedeschi, ritirandosi, fanno saltare quasi tutti i ponti sull'Arno.
La spettroscopia stellare diventerà il suo principale campo di ricerca: il trattato Stellar Spectroscopy, scritto insieme all'astronomo russo-statunitense Otto Struve, è considerato un testo fondamentale in questo campo. Le stelle di tipo Delta Cephei sono astri con luminosità variabile che funzionano come unità di misura della galassia, perché dalla loro intensità variabile è possibile calcolare la distanza che le separa dalla Terra. Margherita Hack si dedica anche all'osservazione del cosmo negli ultravioletti che, dice, «permettono di vedere l'invisibile»; studierà le quasar, nuclei di galassie lontanissime, e le radiazioni fossili del Big Bang.
Il mondo come casa. Dopo la laurea, Margherita Hack non trova immediatamente un incarico accademico e vive i classici anni da ricercatrice precaria. In seguito a un breve periodo di insegnamento all'Istituto di Ottica di Firenze, insieme al marito Aldo si trasferisce a Milano per andare alla Ducati, dove lavorerà alle istruzioni per una nuovissima macchina fotografica. Di ritorno a Firenze, con la riapertura dei concorsi universitari nel 1948 diviene finalmente assistente universitaria di Mario Gerolamo Fracastoro, suo mentore e relatore di tesi, a sua volta diventato professore.
In quegli anni parte la sua prima ricerca autonoma sulla stella binaria Zeta Tauri, la cui compontente principale è una stella di tipo Be, che presenta delle righe di emissione nello spettro, forse dovute alla forte rotazione. Negli anni seguenti si sposterà con il marito a Parigi (per una collaborazione con l'Institut d'Astrophysique), a Merate, succursale dell'osservatorio milanese di Brera, in Olanda all'osservatorio di Utrecht, per lo studio della struttura delle atmosfere stellari, a Berkeley in California, dopo essere diventata membro dell'Unione astronomica internazionale (IAU).
Margherita Hack racconta la sua storia
Prima donna a dirigere un osservatorio. Dopo il rientro in Italia, nel 1964 Margherita Hack vince la cattedra di professore ordinario all'Università di Trieste, prima donna in Italia a ricoprire quel ruolo nel campo dell'astronomia, e ottiene, di diritto, l'incarico di direttore dell'Osservatorio astronomico di Trieste. All'epoca l'osservatorio triestino era ultimo in Italia per attività di ricerca e strumentazioni, ma nei 20 anni sotto la guida di Margherita Hack diventerà un punto di riferimento internazionale.
Vicina alla gente. Alla carriera accademica Margherita Hack ha sempre affiancato la divulgazione, portata avanti con semplicità ed ironia, in un modo vicino alla gente, parlando di astronomia nei libri per bambini, nei teatri, in tv. Come ricorda Gianluca Ranzini, che con lei ha scritto due libri, «anche negli anni della "pensione", Margherita di fatto era sempre impegnata a scrivere libri o a girare ovunque per intrattenere un pubblico di specialisti o di appassionati.
Rimanere a casa a riposare non era davvero nella sua indole.
Negli anni ha raggiunto una popolarità presso il grande pubblico che non ha uguali per un ricercatore italiano; ha portato la scienza nelle case di tutti. La cosa forse più bella è che è accaduto in modo naturale, per la sua verve innata e la sua capacità di comunicare, non certo perché fosse in cerca di popolarità. La Hack, per i giornalisti, era una certezza. Sempre disponibile, offriva immancabilmente il suo commento non banale».
Ufo ed extraterrestri secondo Margherita Hack
Un ricordo speciale di Margherita Hack con le parole di Gianluca Ranzini, giornalista di Focus che con lei aveva scritto il libro Le stelle, ragazzi, sono meravigliose