Aggiornamento del 6 maggio.
Il tentativo di correre la maratona sotto le due ore non è riuscito. Il keniota Eliud Kipchoge ha corso i 42,195 chilometri della maratona in 2 ore e 25 secondi, oltre due minuti in meno dell’attuale record mondiale.
L’impresa è di quelle al confine tra scienza e fantascienza: correre una maratona (42 km e 195 metri) sotto il muro delle due ore. Cioè a oltre 21 km/h di velocità media, difficili da tenere su una simile distanza anche in bicicletta.
Ci proveranno tre atleti africani tra i più forti al mondo sulla distanza regina dell’atletica: il kenyano Eliud Kipchoge, l’etiope Lelisa Desisa e l’eritreo Zersenay Tadese in una sfida che gli esperti di marketing hanno ribattezzato #breaking2.
Il terzetto avrà come obiettivo quello di sbriciolare l’attuale record mondiale di 2h 02 ’57” stabilito a Berlino nel 2014 da un altro kenyano, Dennis Kimetto.
Le F1 della corsa. Se condizioni meteo lo permetteranno la sfida si terrà sull’asfalto dell’autodromo di Monza sabato 6 maggio, alle 05:45 del mattino.
Anche se a prima vista possono sembrare pochi, quei 2’58” che separano i tre runner dalla leggenda sono un ostacolo davvero impegnativo: l’ultimo miglioramento di 3 minuti su questa distanza ha infatti richiesto più di 12 anni di allenamento e sacrificio da parte di un’intera generazione di atleti e ad oggi Kimetto è l’unico uomo al mondo ad aver corso una maratona sotto le 2 ore e 3 minuti.
La prova potrà essere seguita in streaming a partire dalle 05:30 di domani. Qui sotto il video della diretta.
Il ruolo della scienza. La sfida non è però solo di tipo sportivo: i tre atleti avranno infatti dalla loro parte tutte competenze scientifiche, sportive, mediche e tecnologiche oggi disponibili.
Il progetto, sponsorizzato da Nike, ha coinvolto medici e scienziati delle più diverse discipline che hanno seguito i tre runner in ogni più piccolo dettaglio della preparazione.
Dai genetisti, che stanno studiando il ruolo della genetica nelle prestazioni sportive, ai nutrizionisti che hanno messo a punto diete specifiche per ciascuno degli atleti, calibrate su ogni singola fase dell’allenamento.
All’esperimento hanno collaborato anche esperti di biomeccanica e bioenergetica, che hanno analizzato, corretto e rianalizzato il gesto tecnico dei runner, la loro capacità aerobica e l’antropometria per aiutarli a mettere a punto una corsa veloce, efficiente ed economica dal punto di vista energetico.


Sfida tecnologica. Fondamentale nel progetto è il ruolo della tecnologia: grazie ai dati forniti dai satelliti gli esperti hanno potuto studiare a fondo le condizioni climatiche delle maratone corse in passato così da identificare il mix ideale di temperatura e umidità che può favorire gli atleti nel raggiungimento del risultato.
Sotto controllo anche la temperatura corporea degli atleti, sia esterna che interna, che durante gli allenamenti è stata costantemente misurata con speciali sensori. In questo modo medici e allenatori hanno potuto valutare l’impatto dei fattori termici sulle performance dei corridori.

L'abbigliamento. Nulla è stato lasciato al caso: sulle tibie dei runner saranno applicati degli speciali nastri con nano-rilievi che avranno lo scopo di migliorare l’aerodinamicità delle gambe.
L’abbigliamento indossato durante la prova, ovviamente su misura e ultra leggero (230 gr in tutto), sarà privo di cuciture e con livelli di compressione diversa a seconda della meccanica dei movimenti. E anche le braccia saranno fasciate con speciali manicotti per ridurre la resistenza all’aria.
Le scarpe. Protagoniste della sfida saranno anche le discusse scarpe della Nike Zoom Vaporfly Elite che gli atleti indosseranno durante la prova: nella suola di queste calzature dalla strana forma aerodinamica, gli ingegneri della Nike hanno infatti nascosto una soletta ricurva in fibra di carbonio in grado di restituire una maggior quantità di forza elastica rispetto a una scarpa convenzionale.
Dal punto di vista pratico questa soletta permettere al runner di risparmiare energia durante uno sforzo prolungato come quello della maratona e quindi di fare meno fatica. Il guadagno, secondo la Nike, sarebbe nell'ordine del 4%.
Ma non si tratta di doping tecnologico? La IAAF, la Federazione Internazionale dell’Atletica, si è detta intenzionata ad approfondire la questione, mentre la Nike si dice tranquilla, poiché la sua scarpa non viola alcun punto dei regolamenti internazionali.

La location. Ma perché proprio l’autodromo di Monza? Per le condizioni climatiche: gli esperti cercavano un luogo piatto, senza vento e con una temperatura media di circa 11°, le condizioni ideali per correre una maratona. Non solo: correre in un luogo chiuso faciliterà la gestione dei rifornimenti e tutta la logistica della corsa (per esempio gli atleti non si dovranno fermare a prendere acqua e integratori, gli verranno passati da una moto).
Vero Record? E bene ricordare che le condizioni in cui si svolgerà la prova non saranno paragonabili a quelle di una vera maratona: tecnologia a parte, gli atleti correranno senza altro avversario se non il tempo e durante la gara saranno assistiti da un team di pacer.
Come riporta Running Magazine, questi corridori, chiamati anche lepri, si alterneranno davanti ai tre protagonisti della prova per piccole frazioni di percorso così da non essere mai stanchi e che avranno il compito di "tirarli", tagliare l'aria davanti a loro e dare il ritmo.
In una competizione ufficiale questa pratica è vietata.
Per questo l'eventuale record, per quanto storico, potrebbe non essere omologato.
Riusciranno i 3 atleti nell’impresa? Difficile dirlo: lo scorso 7 marzo Kipchoge, sempre a Monza, ha chiuso una mezza maratona in 59’17”, un tempo che fa ben sperare.
La prova ufficiale non sarà aperta al pubblico ma potrà essere seguita in diretta da questa pagina.
Notizia pubblicata per la prima volta il 5 maggio e modificata dopo il tentativo dei tre atleti.