L'Universo si espande più velocemente del previsto: lo affermano la Nasa e l'Esa, che in base a recenti studi hanno stimato che l'espansione avviene a una velocità dal 5 al 9 per cento superiore alle precedenti stime.
Il nuovo risultato è frutto delle misure di estrema precisione della distanza di 19 stelle (in altre galassie), ottenute grazie al telescopio spaziale Hubble. Il fisico Adam Riess, premio Nobel per la fisica nel 2011 e coordinatore del lavoro, sostiene che la velocità di espansione dell'Universo è di 73,2 chilometri al secondo per megaparsec.
La stima sposta l'asticella al limite superiore dell'intervallo finora ipotizzato: semplificando, indica che ogni ipotetico oggetto distante da noi 1 Mpc (megaparsec, ossia 3,26 milioni di anni luce) si allontana da noi alla velocità di 73,2 km/sec (a fronte di precedenti stime nell'intervallo di 50-75 km/sec).
Che cosa significa? In base a questi calcoli, la distanza tra gli oggetti dell'Universo (l'intero insieme di Spazio e materia) raddoppierà nell'arco di 9,8 miliardi di anni, un dato che non corrisponde a quello di altre valutazioni. Per gli strumenti del satellite WMAP (Wilkinson Microwave Anisotropy Probe) della Nasa, per esempio, il tasso di espansione è del 5 per cento inferiore, e addirittura del 9% per il satellite Planck dell'Esa.
Nuove particelle e altre cose oscure. Le stime elaborate sui dati di Hubble (vedi pdf in inglese) sembrano ineccepibili ma al momento nessuno ha avanzato ipotesi per spiegare questo nuovo volto dell'Universo. Secondo alcuni le ragioni sarebbero da imputare all'energia oscura, una forza dedotta nel 1998 che si oppone alla forza di gravità e allontana le galassie più velocemente di quanto sia imputabile al Big Bang.
Un'altra idea è che tutto avrà una sua spiegazione quando si scopriranno nuove particelle subatomiche simili ai neutrini, e un'altra ancora è che ci sia un errore di fondo (da trovare) nella Relatività generale, che ci aiuta a descrivere l'Universo così come lo conosciamo (o crediamo di conoscerlo). «Certo è», commenta Riess, «che tutto questo ci aiuterà a scoprire qualcosa in più sui misteri dell'Universo, dalla materia oscura alla radiazione oscura.»
Stelle di riferimento. Adam Riess ha studiato più di 2000 cefeidi distribuite in 19 galassie. Le cefeidi sono stelle simili tra loro che pulsano in modo regolare: grazie a questo, ossia alla loro periodicità, è possibile misurare la distanza a cui si trovano. È un po' come avere una serie di candele uguali a distanze differenti: l'intensità della luce che colpisce l'osservatore permette di stimare la distanza della fonte. Grazie a questo dispiegamento di luci lontane e vicine Hubble è arrivato a quella che potrebbe essere una rivoluzione cosmologica.