Scienze

L’ultimo segreto delle lacrime

Una ricerca americana individua una nuova sostanza, l'oleamide. Potrebbe risolvere i problemi di vista di milioni di persone

L’ultimo segreto delle lacrime
Una ricerca americana individua una nuova sostanza, l'oleamide. Potrebbe risolvere i problemi di vista di milioni di persone.

Le lacrime non sono solo la cartina di
tornasole delle nostre emozioni, ma
un importantissimo elemento
fisiologico che contribuisce al
benessere dell’occhio proteggendolo
dai corpi estranei ed eliminando
il muco in eccesso e le cellule morte.

Gioia, amarezza, nostalgia, amore. Motivi per piangere ce ne sono molti. Fino ad oggi però non si conosceva l’esatta composizione delle lacrime, che i medici chiamano con il termine specifico “film lacrimale”. Ma ora una recente ricerca ha svelato la loro complessa struttura, con alcune scoperte che in futuro potrebbero aiutare a migliorare la vita di molte persone.

Triplo film
Finora era noto soltanto che le lacrime sono costituite da uno strato acquoso (che noi crediamo sia la lacrima vera e propria), racchiuso tra due microscopici strati o involucri che riducono gli attriti e combattono i batteri. Quello più interno è costituito da muco e rende idrofila la superficie dell’occhio; lo strato esterno, invece, è composto essenzialmente da grassi.
Proprio su quest’ultimo è stata scoperta la presenza dell’oleamide, una molecola di grasso che si pensa contribuisca a mantenere l’occhio umido.
Finora si riteneva che l’oleamide si trovasse solo nel cervello e fosse in relazione con il nostro sonno. Ma la sua presenza nell’occhio è una vera novità.

Lacrime di gioia
La scoperta potrebbe permettere di risolvere un disturbo oggi sempre più diffuso: la secchezza dell’occhio. Un problema non da poco perché, oltre a procurare fastidio e ostacolare una visione limpida, costringe milioni di persone in tutto il mondo a usare sempre un particolare tipo di collirio.
La scoperta dell’oleamide è stata resa possibile usando per la prima volta la “spettrometria di massa”, un esame che consente di ravvisare la presenza delle sostanze in un composto, anche in quantità infinitamente piccole. «Finora si sono usate altre tecniche – ha dichiarato Kelly Nichols, che ha coordinato lo studio – ma questo metodo consente una maggiore precisione».

(Notizia aggiornata al 23 gennaio 2007)

23 gennaio 2007
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