Scienze

Lui, robot

Domo, il robot domestico del Mit, è appena nato ed è già un ottimo assistente.

Lui, robot
Nel film Io e Caterina (1980) un grande Alberto Sordi è un miliardario che sostituisce in un sol colpo moglie, amante e colf con Caterina: un robot dalle sembianze femminili programmato per eseguire tutte le faccende domestiche, ma col passare del tempo cominciano i guai. Adesso però, con Domo, vai sul sicuro...

Domo alle prese con un oggetto misterioso.
A fine notizia puoi vederlo in azione in un filmato.


Quasi trent'anni dopo la pellicola di Sordi, Aaron Edsinger (del Mit) e il suo team hanno messo a punto Domo, un assistente domestico che è in grado di prendere e riporre oggetti da scaffali e armadi per porgerli al "padrone" e di interagire con lui in modo evoluto. Domo, pur nella semplicità delle operazioni che per adesso è capace di compiere, può già migliorare la qualità della vita di chi soffre di disabilità motorie temporanee o permanenti. Ciò che lo rende speciale rispetto ai suoi "colleghi" che lavorano sulle linee di assemblaggio è che lui può adattare il suo comportamento alla situazione, e persino imparare cose nuove.

Un parente stretto (e molto somigliante) di Domo:
Johnny 5, impegnato sul set di Corto circuito (1986).
Vede, seleziona, agisce
Domo è nato per lavorare nel mondo reale, nelle case e negli spazi abitati. È capace di isolare gli stimoli a lui indirizzati, per esempio un comando vocale, dal "rumore di fondo" dell'ambiente. I suoi occhi sono due telecamere collegate a 12 computer che analizzano l'input e decidono su cosa focalizzarsi: Domo sa infatti riconoscere un volto e concentrare la sua attenzione su di esso. E un comando vocale come «shelf» (scaffale) è sufficiente perché lui cerchi con lo sguardo il più vicino ripiano e vi appoggi sopra ciò che sta reggendo.

Una antenata di Domo: Caterina nella sua migliore
(e unica) interpretazione, Io e Caterina (1981).
Mani di fata

Questa capacità insieme a quella di riconoscere gli oggetti sono i punti di forza della creatura del Mit. Domo è programmato per imparare forme e dimensioni e ciò gli permette di "capire" come maneggiare gli oggetti e come appoggiarli senza fare danni. Ha anche il senso del tatto: braccia, collo e mani sono piene di sensori che gli permettono di capire quando viene toccato e di rispondere di conseguenza: se preso per mano e spinto gentilmente, Domo inizierà a muoversi in quella direzione. Se però viene spinto con forza eccessiva, reagirà bloccandosi ed emettendo un "ouch" di disapprovazione.
Domo in azione.

Sviluppato originariamente dalla Nasa e oggi in collaborazione con Toyota, Domo serve anche a dimostrare che uomini e macchine possono interagire per raggiungere obiettivi ai quali nessuno dei due arriverebbe da solo.

(Notizia aggiornata al 16 aprile 2007)

16 aprile 2007
Tag scienza - scienze - robot - mit - domo
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