Scienze

L’Lhc “va in letargo”

Meritato riposo per l’acceleratore del Cern.

Paola Catapano dalla sala controllo dell'Lhc per Focus.it, 18 dicembre 2009
(ultimo aggiornamento 19 dicembre ore 8:00)

Mercoledì 16 dicembre alle 18, l’acceleratore Lhc è stato spento. Ma niente paura: nessun guasto
L’acceleratore è stato spento per una pausa invernale programmata. Questo significa che per qualche settimana il superacceleratore sospenderà la sua attività: niente fasci circolanti, niente collisioni, ma la macchina rimarrà comunque fredda in modalità di stand-by.
Ma nell’ultima notte di utilizzo della macchina (tecnicamente si dice run) ci sono state collisioni ad alta energia, a 2,4 TeV. Ecco il racconto dell’ultima notte in sala controllo della nostra inviata.

Il racconto dell'ultima notte
Ero tornata a casa, ma lo squillo fatale è arrivato alle 3.15 della notte, dal Punto 5 del’Lhc: Anders Ryd, vice run coordinator in turno stanotte al rilevatore CMS, mi chiama: tra 15 minuti ci saranno collisioni a 1.2 TeV per fascio. Meno male che ero andata a letto in tuta da ginnastica! Un quarto d’ora dopo, appena il tempo del tragitto in auto, sono a CMS, il rivelatore di particelle che, con l’esperimento Atlas, ha come scopo principale quello di dimostrare l’osservazione sperimentale del bosone di Higgs e di altre nuove particelle.

Arriva l'ora X
Il fermento c'è, come sempre in questi casi: si lavora per giorni e poi, come all’improvviso, tutto sembra pronto per poter far circolare i fasci con la giusta potenza. Improvvisamente, il lavoro di tanti fisici e dei tecnici si concretizza.
Maria Spiropoulou, la shift leader, corre a destra e sinistra sulle consoles dei vari responsabili dei sotto rivelatori. Francesco Palmonaro, che lavora sul tracker, il rivelatore centrale di CMS, è al telefono e deve prendere una decisione cruciale: accendere il delicatissimo sottorivelatore al silicio, essenziale per leggere l'origine delle collisioni, o meno. Se i fasci e il sofisticato pezzo di alta tecnologia non sono perfettamente allineati e sincronizzati sullo stesso "orologio" a un livello di precisione del microsecondo, si rischia di danneggiare i silici. Ha dieci minuti per fare un ultimo test e poi accendere.

Collegamento con l'America
Alle 4.05 arriva l’inglese di origine indiana Jim Virdee, il responsabile del team che lavora sul CMS. Impeccabile in doppio petto blu (eccezione rara nel mondo dei fisici), pur essendo stato praticamente buttato giù dal letto come me 13 minuti fa.
Maria Spiropoulou intanto chiama Fermilab, collegata con il CERN 24 ore su 24, e chiede conferma che stiano registrando i dati.

Primi scontri
Sui monitor della sala controllo si seguono in diretta gli eventi: «Questo era un muone. Eccone un altro» esclamano i giovani, alla prima esperienza di collisioni. «No ragazzi, quello era un cosmico» risponde Virdee, che di eventi ne ha visti. Faceva infatti parte del gruppo di Carlo Rubbia che qui al CERN, nel 1982, ha scoperto i bosoni W e Zo. Sembra incredibile, ma molti fisici che lavorano al CERN, riescono a capire al volo, dando uno sguardo ai monitor quali particelle sono state create dallo scontro dei protoni.

Funzionamento perfetto
«Anche questo è un momento emozionante - spiega Virdee - stiamo già registrando collisioni a 2.4 TeV nel centro di massa: sono energie e tempi record, soprattutto se pensiamo che abbiamo cominciato con i primi fasci circolanti dopo meno di 4 settimane dall’inizio delle operazioni. Il risultato principale di questi “run” è che sappiamo con certezza che acceleratore e rivelatori funzionano, abbiamo oltre 20.000 eventi di collisioni ad alta energia da analizzare durante questa pausa tecnica, prima di ricominciare ad energie ancora più alte (3.5 TeV per fascio) nel 2010».

E in futuro? 600 milioni di collisioni al secondo
L’euforia è tangibile, perché gli esperimenti stanno funzionando perfettamente, meglio delle aspettative. Ma la strada da percorrere è ancora enorme. Per esempio, nell’ultima notte sono avvenute 5000 collisioni in 45 minuti. Ma quando l’LHc sarà a pieno regime, ci saranno 600 milioni di collisioni al secondo.

18 dicembre 2009
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