Scienze

Le prime foto a colori di un microscopio elettronico

L'aggiunta di metalli rari alle cellule da visualizzare ha reso possibile attribuire a ciascuna tipologia di campione un diverso colore, creando contrasti non visibili nelle scale di grigio.

Una sequela di cartoline in bianco e nero, finalmente interrotta da pennellate di colore: per la prima volta, dopo 15 anni di tentativi, un gruppo di scienziati è riuscito ad acquisire immagini multicromatiche di cellule al microscopio elettronico, visibili finora soltanto in scale di grigio.

Questa tecnica di visualizzazione può ingrandire un'immagine fino a 10 milioni di volte ed è perfetta per studiare la struttura di cellule, microbi o singole molecole. Ma fino ad oggi produceva soltanto immagini in bianco e nero, colorate in un secondo momento.

Un aiuto dai metalli. I ricercatori della Scuola di Medicina dell'Università della California di San Diego e dell'Howard Hughes Medical Institute hanno usato tre diversi tipi di metalli rari chiamati lantanoidi per "dipingere" le diverse strutture all'interno delle cellule poste su un vetrino. Il microscopio, che usa fasci di elettroni accelerati per osservare i campioni, ha individuato quando ciascun metallo perdeva elettroni, e ha registrato ciascuna perdita come un diverso colore artificiale.

È stato così possibile differenziare dettagli non altrettanto chiari in bianco e nero, e vedere, per esempio, una stringa di proteine stretta all'interno di una membrana cellulare (nell'immagine in apertura).

Un nome illustre. Allo studio, pubblicato su Cell Chemical Biology, ha partecipato anche Roger Tsien, Premio Nobel per la Chimica nel 2008 per l'utilizzo delle proteine verdi fluorescenti come strumento di visualizzazione in laboratorio. Tsien è deceduto lo scorso agosto.

Tavolozza ridotta. Con i metalli utilizzati i ricercatori sono riusciti a creare soltanto tre colori - rosso, giallo e verde - ma aggiungendo nuovi metalli si potrà forse un giorno migliorare anche la precisione cromatica di questa tecnica, ottenendo immagini ancora più precise.

4 novembre 2016 Elisabetta Intini
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