Le guerre del futuro non saranno vinte dai generali più coraggiosi, ma dai neuroscienziati con meno scrupoli: lo afferma un recente studio della britannica Royal Society secondo il quale la manipolazione delle menti e delle volontà sarà la prossima arma totale a disposizione degli eserciti.
«Le nuove tecnologie di diagnostica per immagini permettono di esplorare aree del cervello mai raggiunte fino ad ora. Se dal punto di vista clinico questo è un grande successo, da altri può essere un pericolo, perchè queste conoscenze potrebbero essere utilizzate per neutralizzare le persone», spiega Rod Flower della Queen Mary University di Londra.
Da che parte sta la scienza?
Gli scienziati del DARPA, l'Agenzia dell'esercito americano che si occupa di ricerca avanzata, negli ultimi anni hanno raggiunto risultati straordinari nello sviluppo di protesi che possono essere comandate con il pensiero: nel giro di una decina di anni faranno tornare a camminare gli amputati e i pazienti affetti da malattie neuro degenerative.
Ma secondo la Royal Society queste ricerche, estese in ambito militare, potrebbero portare alla messa a punto di armi comandate a distanza grazie ad interfacce cervello-macchina o a sistemi per migliorare artificialmente le facoltà fisiche e mentali dei soldati
E poi ci sono le armi non convenzionali, elettroniche o a base di gas, che in pochi secondi possono mettere fuori combattimento una gran massa di persone: tra queste l'idrante elettrico sviluppato qualche anno fa in Germania e i gas paralizzanti come il fentanyl, un potente anestetico dall'effetto praticamente immediato.
Non letali. O quasi.
Le chiamano “non lethal weapon”, armi non letali. Ma secondo i ricercatori britannici si tratta di una bufala: le armi non letali, soprattutto quelle chimiche, non esistono. Gli effetti delle neurotossine sulle persone variano moltissimo in funzione dell'età e delle condizioni di salute dei soggetti colpiti.
La stessa Convenzione sulle Armi Chimiche firmata da 188 paesi, è molto vaga sui limiti che non possono essere superati.
Per questo motivo gli scienziati britannici chiedono a gran voce un intervento deciso e diretto dei governi e delle organizzazioni sovranazionali per limitare e regolamentare le applicazioni miitari di queste tecnologie.