Correzione del 9 settembre - ore 18:35. Testimonianze degli abitanti di Città del Messico e analisi dei filmati indicano un'altra spiegazione per i bagliori concomitanti al terremoto: non le luci telluriche, come abbiamo spiegato in una prima versione di questo articolo - che vedete qui di seguito - bensì danni alla rete elettrica cittadina dovuti alle scosse.
I lampi colorati sarebbero stati provocati dalle esplosioni di trasformatori (diverse parti della città sono infatti rimaste al buio per ore). Le nuvole basse presenti nel cielo in quel momento hanno riflesso i bagliori, rendendo le luci diffuse visibili anche a grandi distanza.
Le luci telluriche esistono e si verificano durante alcuni terremoti, ma non sembra essere stato questo il caso. Ci scusiamo per l'errore e riportiamo qui sotto le testimonianze giunte via Twitter dal CICAP e da alcuni lettori, che ringraziamo.
qui una testimonianza:https://t.co/bVeqEYVE9b
— CICAP (@cicap) September 9, 2017
e qui un'altra testimonianza:https://t.co/acjpcZY5FJ
— CICAP (@cicap) September 9, 2017
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Il violentissimo terremoto di magnitudo 8.1 che ha interessato il Messico ha portato con sé anche numerosi bagliori notturni che si sono manifestati poco prima, durante o subito dopo le scosse, e i cui filmati sono stati postati sui social media.
In realtà questi lampi diffusi di colore blu-verde non hanno nulla di spaventoso o soprannaturale: si tratta di luci telluriche (earthquake lights, in inglese), un fenomeno che può verificarsi nelle aree soggette a un forte stress tettonico.
Dalla Terra al cielo. Benché a prima vista possano sembrare simili a lampi, hanno origine dal suolo e possono estendersi per 200 metri in altezza. Sono visibili durante un sisma, ma anche poco prima o subito dopo: le condizioni ideali, però, si verificano soltanto nello 0,5% dei terremoti (ecco perché sono così rari).
Come si formano? Storicamente sono state formulate varie ipotesi sull'origine delle luci telluriche, compresi il disturbo del campo magnetico terrestre dovuto allo stress tettonico e la generazione di campi elettrici da rocce contenenti quarzo. In realtà, secondo uno studio pubblicato nel 2014, i bagliori deriverebbero da alcuni tipi di rocce magmatiche, come basalti e gabbri, che rilasciano cariche elettriche quando sfregate.
Corsia preferenziale. In alcune aree della crosta terrestre queste rocce sono presenti in intrusioni verticali chiamate dicchi, che si estendono fino a 90-100 km in profondità. Sottoposte a stress tettonico, queste formazioni farebbero viaggiare le cariche molto velocemente fino alla superficie, come in uno stato di plasma, fino a liberarle in atmosfera, dove si manifestano come emissioni di luce colorata.