La foresta Amazzonica ingloba più anidride carbonica rispetto a quella che viene immessa nell'atmosfera quando le piante muoiono e si decompongono. Questa affermazione arriva dalla Nasa e dovrebbe risolvere il lungo dibattito riguardo il bilancio dell'anidride carbonica assorbita ed emessa dall'Amazzonia e dalle foreste in genere.
Coloro che cercavano di sdrammatizzare la distruzione del verde amazzonico e di altre foreste pregiate del mondo affermavano che le piante non servono più di tanto ad assorbire il gas serra perché, se durante la vita catturano anidride carbonica, questa viene riemessa quando la pianta muore. Una posizione non ampiamente condivisa.
Per cercare di sciogliere il nodo, ricercatori della Nasa coordinati da Fernando Espirito Santo (Jet Propulsion Lab) hanno messo a punto nuove tecniche per identificare gli alberi morti dai dati satellitari ed aerei. Un albero morto corrisponde a un vuoto nella copertura forestale che può essere osservato con i radar ottici, e il legno morto ha colori diversi che possono essere rivelati nelle immagini satellitari. Attraverso questa tecnica e a rilevamenti in loco per verificare il reale assorbimento di anidride carbonica da parte delle piante che formano la foresta si è scoperto che a fronte di una immissione di 1,7 miliardi di tonnellate di carbonio nell'aria a causa delle piante che vanno in putrefazione l'assorbimento, rilevato in posto, è superiore a questo valore, anche se di poco: il verde del pianeta è dunque innegabilmente un elemento positivo a favore della riduzione dell'anidride carbonica del pianeta.