Scienze

Le confessioni di Einstein alla sorella Maja

Non ho scoperto molto, di recente, e il mio cervello invecchia... Ecco i timori privati del genio in alcune lettere alla sorella: in occasione del 139mo della sua nascita, del 30mo Giorno del P Greco, del primo giorno senza Stephen Hawking.

Paura di invecchiare e un certo senso di inadeguatezza perseguitano anche i più grandi scienziati di tutti i tempi, e nel giorno del compleanno di Albert Einstein (nato il 14 marzo 1879) ne abbiamo la conferma: una serie di lettere private in cui il fisico tedesco si raccontava alla sorella Maja, confessando il timore che il grosso delle sue scoperte si trovasse ormai alle spalle, andranno presto all'asta.

I documenti, un mix di lettere, cartoline e fotografie databili tra il 1897 e il 1951, includono una foto mai vista prima di Einstein all'età di 5 anni e l'unica lettera rimasta tra quelle scritte al padre. Appartengono alla collezione di Maja Winteler-Einstein e del marito Paul Winteler, sorella minore e cognato di Einstein: saranno messi all'asta da Christie's tra il 2 e il 9 maggio.

L'età e la fama. Nel 1924, nove anni dopo la formulazione della teoria della relatività generale (1915) Einstein scriveva a Maja: «Dal punto di vista scientifico non ho raggiunto molto di recente - il cervello va gradualmente in declino con l'età, anche se questo non è del tutto spiacevole. Vuole anche dire che non sei poi così tanto responsabile dei tuoi anni più avanzati».

Dieci anni dopo, in un'altra lettera, Einstein scrisse: «Sono contento del mio lavoro, anche se in questo e in altri ambiti sto iniziando a sentire che la brillantezza degli anni giovanili è ormai alle spalle».

Queste ammissioni, spiega chi ha studiato i documenti, sono molto interessanti perché non si ripetono in nessun altra occasione e con nessun altro interlocutore: quello tra Einstein e Maja era evidentemente un rapporto profondo, che si esprimeva anche con quelle confidenze. In un'altra lettera, del 1923, Einstein riconosce di avere ormai raggiunto una fama mondiale e di essere «molto amato e persino più invidiato».

Nessuna falsa modestia. In uno scambio epistolare del 1935, Einstein, noto per aver sempre mantenuto un basso profilo, ammette con Maja parte dei suoi meriti: «Nei nostri principali filoni di ricerca nella fisica siamo brancolando nel buio, ognuno è completamente scettico rispetto a quello che altri stanno perseguendo con grandi speranze. Si è in uno stato di costante tensione fino alla fine. Almeno ho il conforto che i miei principali risultati sono diventati parte dei fondamenti della nostra scienza».

14 marzo 2018 Elisabetta Intini
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