Se abbiamo una visione a colori (non metaforicamente parlando) del mondo è grazie ai coni, fotorecettori concentrati nella zona centrale della retina (la fovea) e specializzati nella visione distinta. La sezione più sensibile alla luce di ciascuna di queste cellule, chiamata segmento esterno, è costituita da una serie di dischi membranosi dello spessore di circa 30 nanometri l'uno. Mano a mano che crescono, le vecchie membrane vengono sostituite da dischi nuovi: uno squilibrio in questo normale processo può essere all'origine di disturbi che portano alla cecità.
Capire come e in quanto tempo avvenga la crescita e la sostituzione dei dischi membranosi sarebbe importante per raccogliere informazioni utili alla prevenzione di cecità totali o parziali. Ma i metodi di misurazione finora utilizzati si sono sempre rivelati imprecisi.
Coni e bastoncelli al microscopio (guarda)
Per monitorare la crescita dei fotorecettori i ricercatori dell'Indiana University di Bloomington (USA) hanno utilizzato una tecnica non invasiva usata in diagnostica per fotografare la retina: la Tomografia Ottica a Radiazione Coerente (OCT). Una sorta di "TAC" senza l'utilizzo di radiazioni, ma basata sull'utilizzo di un raggio laser diviso a metà: una parte proiettata nell'occhio di un volontario sano, l'altra utilizzata come riferimento. Quando i due fasci si ricombinano, il pattern della loro interferenza permette di individuare la posizione di ciascun disco membranoso all'interno di ogni cellula cono.
Dopo una serie di misurazioni durate diverse ore, i ricercatori hanno dedotto che i coni crescono di circa 150 nanometri all'ora, circa 30 volte più velocemente rispetto alla crescita dei nostri capelli. La scoperta potrebbe fornire preziose informazioni per la prevenzione di alcuni tipi di cecità.
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