Si può rispondere con un’analogia. In pittura ci sono i colori primari, blu, giallo e rosso, fondamentali della tavolozza. Da essi discende la varietà infinita delle possibilità pittoriche, di ogni tempo e stile. Difficile immaginare che possa esaurirsi la pittura, dato che alle combinazioni cromatiche (e stilistiche) già sperimentate, ogni epoca ne ha aggiunte altre, nuove o riprese da stili precedenti. La stessa cosa avviene in musica. Da sempre l’artista musicale ha ricombinato stili e generi in nuove forme o in forme derivate. La canzone si muove in questo secolo sullo stesso sistema impiegato da Bach, Mozart e Beethoven. Questo sistema è basato su due “modi”, maggiore e minore, con i quali si caratterizza sia un brano classico sia una canzone moderna (la Toccata e fuga di Bach è in re minore, la stessa tonalità di Michelle dei Beatles). Nulla vieta, però, che in futuro la canzone cambi sistema: teoricamente potrebbe nascere una “dodecafonia leggera” (la dodecafonia è un sistema in cui i 12 suoni, per esempio quelli dei tasti bianchi e neri di un pianoforte che costituiscono un’ottava, sono posti in relazione paritetica uno con l’altro, senza che i loro rapporti siano riferibili a un suono fondamentale, come avviene invece nel sistema dei “modi”). Oppure potrebbe riguardare le parole e la forma con la quale scriverle. È quello che ha tentato Lucio Battisti nelle ultime produzioni. Non c’è quindi pericolo che la canzone si esaurisca, anche se potrebbe trasformarsi in qualcosa di molto diverso.