Dopo 4 anni di lavoro, alcune clamorose scoperte e non pochi problemi, lo scorso 11 febbraio i tecnici del CERN di Ginevra hanno spento l' LHC, il più grande acceleratore di particelle del mondo.
Si tratta di uno stop temporaneo – durerà circa 24 mesi - programmato fin dal 2008, quando gli scienziati che lavoravano sui progetti ATLAS e CMS furono costretti a ridurre la potenza dell'acceleratore in seguito ad un incidente accaduto subito dopo la sua prima accensione.
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Super tagliando. Nei prossimi due anni l'intero impianto verrà sottoposto a sostanziali miglioramenti: verranno sostituiti 10.000 connettori che collegano le diverse sezioni del collider e verranno aggiunti 5.000 nuovi sistemi di isolamento.
Buona parte del tempo verrà impiegata per condurre dei test sul corretto funzionamento di tutte le parti di LHC: ne sono previsti 10.000 per verificare l'assenza di perdite lungo il circuito e altri 18.000 sulla parte elettrica. Tutti i magneti presenti nel sistema verranno controllati e, se necessario, sostituiti.
L'aggiornamento dovrebbe, di fatto, raddoppiare la potenza di LHC rendendo possibili gli scontri di particelle ad altissima velocità che avrebbero dovuto essere realizzati già nel 2008, quando una fuga di elio liquido, subito dopo l'accensione dell'impianto, ne danneggiò irrimediabilmente la parte elettrica.
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Bosoni e materia oscura. Ma cosa si aspettano gli scienziati dal “nuovo” acceleratore? Innanzi tutto delle conferme: nuovi scontri e nuovi dati permetteranno di verificare se la nuova particella presentata alla fine dello scorso luglio è davvero il Bosone di Higgs.
E poi LHC potrebbe aiutare i ricercatori a scoprire qualcosa in più sulla materia oscura, ossia quella componente della materia teorizzata da anni ma non direttamente osservabile, che però è in grado di manifestare effetti gravitazionali. Gli scienziati sperano che l'LHC, una volta messo in condizioni di operare a piena potenza, li aiuti non solo a verificare l'esistenza della materia oscura ma anche a produrla.
L'aggiornamento di LHC costerà circa 100 milioni di euro: secondo i ricercatori entro il 2030 occorrerà sostituire gran parte della sua strumentazione con sistemi tecnologicamente più evoluti ed entro il 2050 un nuovo acceleratore, significativamente più potente, avrà definitivamente mandato in pensione quella che, oggi, è la macchina più grande mai costruita dall'uomo.