Che cosa arriva anche nelle zone più remote della Terra, dove la tecnologia per installare sensori sismici è ancora troppo costosa? I cellulari: ecco perché gli scienziati dell'Università della California a Berkeley hanno ideato l'app MyShake, che trasforma gli smartphone in sismografi e le persone che la installano in rilevatori mobili di terremoti.
Efficace. Nei primi sei mesi di prova, i 200 mila utilizzatori dell'app per Android hanno contribuito a individuare 200 eventi sismici, anche di piccola intensità. Per ora MyShake funziona solo come registratore di dati, ma l'idea è di dotarla, in futuro, di un sistema di alert che avvisi gli utenti di un sisma appena iniziato, e dia loro il tempo di mettersi al sicuro.
Intervallo di sicurezza. In paesi come il Giappone, la fitta rete di sismografi riesce ad avvertire la popolazione anche un minuto in anticipo: quanto basta per infilarsi sotto un tavolo. Ma altre aree, come il Nepal, sono meno coperte e monitorate.
C'è scossa e scossa. La verifica dell'efficacia dell'app "dal vivo", cioè non nelle simulazioni, ma nella vita reale, era necessaria per un ostacolo che incontrano i programmi di questo tipo: quello di distinguere le scosse di terremoto dai tremori a cui è normali sottoposto un cellulare.
Per ovviare al problema, il team ha istruito un network neurale a riconoscere i diversi tipi di sollecitazioni, e ha inserito queste informazioni nella app, che sarà presentata alla conferenza dell'American Geophysical Union alla fine del mese. Finora, sembra aver funzionato.