Nel 1815, tra il 5 e il 15 aprile, sull’isola di Sumbawa, nell’arcipelago Indonesiano, eruttò il monte Tambora e l’eruzione uccise 117.000 persone. Ci sono voluti decenni di ricerche per ricostruire cosa avvenne esattamente: oggi sappiamo che dal vulcano furono eruttati oltre 10 chilometri cubi di magma e ceneri e 400 milioni di tonnellate di gas che produssero una colonna alta 44 chilometri. Fu una delle più violente eruzioni vulcaniche avvenute in tempi storici. [Guarda le



Ciò è dovuto al fatto che quando un vulcano esplosivo innesca una eruzione, immette nell’atmosfera un enorme volume di ceneri che possono raggiungere la stratosfera, che è lo strato dell’atmosfera che sta al di sopra della troposfera, quello in cui viviamo. La stratosfera è spesso caratterizzata da fortissimi venti che possono distribuire la polvere su gran parte del pianeta e mantenerla in sospensione per mesi o anni. Già Benjamin Franklin aveva notato che dopo un’imponente eruzione avvenuta nel 1783 in Islanda un raggio di Sole non era in grado di bruciare un pezzo di carta, perché troppo debole. Il meccanismo fondamentale messo in atto in seguito a una eruzione vulcanica consiste nella formazione nella stratosfera di acido solforico prodotto dai gas eiettati dal vulcano. Tale gas viene a trovarsi diluito nel vapore acqueo in minutissime gocce che origina una specie di immensa nube che avvolge la Terra. Tale nube riflette verso lo spazio gran parte della radiazione solare e questo è la causa prima della diminuzione della temperatura terrestre. Se da un lato è semplice spiegare la diminuzione di temperatura terrestre, più difficile è dare un significato all’aumento della piovosità. Tuttavia sembra che le microparticelle di polvere aiutino a condensare il vapore acqueo nell’atmosfera e ciò determina una maggiore piovosità. Altri anni anomali In tempi più vicini a noi i fenomeni del raffreddamento terrestre e dell’aumento della piovosità in seguito a violente eruzioni sono stati rilevati dopo le eruzioni del Krakatoa (1883), dell’Agung (1963), del St. Helens (1980), del El Chichon (1982) e del Pinatubo, un vulcano delle Filippine che esplose dopo secoli di inattività, nel 1991. Un’eruzione le cui conseguenze sono state studiate con grande dettaglio, anche per mezzo dei satelliti. L’evento raffreddò la temperatura terrestre per un paio di anni, tanto da mascherare quelle che erano le prime avvisaglie di un forte aumento della temperatura globale in seguito all’incremento dell’anidride carbonica presente nell’atmosfera. I climatologi sono comunque d’accordo che anche le più violente eruzioni vulcaniche possono alterare l’andamento della temperatura terrestre per periodi piuttosto limitati che non superano i 2 o 3 anni.