Già in passato (leggi) alcuni ricercatori avevano provato a ricostruire la laringe di un Neanderthal per capire "come" potessero parlare. Ascolta la voce di un Neanderthal
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Un nuovo e forte indizio del fatto che l'uomo di Neanderthal sapesse parlare arriva da uno studio italo australiano pubblicato sulla rivista Plos One.
I ricercatori del Centro Elettra Sincrotrone di Trieste, delle università di Chieti e di Sidney e del Centro internazionale di fisica teorica triestino hanno infatti scoperto che l'osso ioide, che àncora la lingua alla laringe ed è determinante nell'articolare i suoni, è identico fin nei minimi dettagli nell'uomo moderno e nel suo cugino neanderthaliano.
L'unico osso che usiamo per parlare
In particolare, del tutto sovrapponibile è la microstruttura interna dell'osso ioide, che si rimodella in risposta alle tensioni meccaniche a cui è sottoposto, che dipendono in ultima analisi dai movimenti del muscolo che usiamo per parlare.
«I nostri risultati confermano che le due specie usavano l'osso ioide allo stesso modo» dice Ruggero D'Anastasio, primo firmatario dell'articolo appena uscito. «Che questo corrisponda anche alla stessa funzione – quella cioè della fonazione – sembra davvero la conclusione più ragionevole».
Confronti ai raggi X. Lo studio ha messo a confronto un reperto ottenuto dallo scheletro di un uomo di Neanderthal vissuto 60.000 anni fa, e rinvenuto nel 1983 nel sito israeliano di Kebara, con alcune ossa ioidi di Homo sapiens conservate all'Università di Chieti. Tutti i campioni sono prima stati sottoposti a una microtomografia che, attraverso l'impiego di raggi X, ha permesso di ottenere l'immagine tridimensionale della struttura interna. In un secondo tempo, queste ricostruzioni sono state sottoposte alla cosiddetta "analisi degli elementi finiti", una tecnica di simulazione al computer originariamente ideata in campo ingegneristico per studiare i materiali usati nell'industria aerospaziale. Applicato ai resti fossili, il metodo ha permesso di ricavarne le proprietà biomeccaniche.
Conferme. «Le nostre osservazioni si aggiungono a una serie di prove paleontologiche, archeologiche e genetiche che pure indicano che l'uomo di Neanderthal fosse dotato di parola», conclude D'Anastasio. «Dall'uso di pigmenti fino all'impiego di resti animali (piume o altro) come ornamento personale, diversi comportamenti possono infatti essere avvicinati a una forma di linguaggio e all'uso di simboli che erano prima attribuiti esclusivamente a Homo sapiens».