La testa si fa pesante, le palpebre si chiudono e la vista si
annebbia…sintomi ben noti a tutti, che colpiscono a tradimento dopo ogni
abbuffata degna di questo nome.
Un team di ricercatori britannici
ha voluto fare chiarezza sulle cause di questa subdola sonnolenza, e ha
scoperto che il responsabile dell'abbiocco improvviso altro non è che lo
zucchero: alti livelli di glucosio nel sangue sarebbero infatti in
grado di spegnere alcune cellule cerebrali deputate a mantenere la mente
vigile e sveglia.
[La pennichella? Fa bene al cuore]
Neuroni assonnati
Dannis Burdakov e i
suoi colleghi dell'Università di Manchester hanno studiato dei
particolari neuroni presenti nell'ipotalamo e dediti alla produzione di
orexina, una proteina indispensabile per mantenere il normale stato di
veglia negli esseri umani: tali neuroni sono meno attivi durante le ore
notturne, e un loro malfunzionamento può provocare stati di torpore
anche durante il giorno. Già in passato si era scoperto che il
funzionamento di tali cellule poteva essere inibito dal glucosio ma non
era chiaro il legame tra il loro livello di attività e la quantità di
zuccheri presente nel sangue.
[Quanto dormi? Fai il test interattivo]
Dolce dormire…
I
ricercatori hanno esposto i neuroni a piccolissimi aumenti dei livelli
di glucosio, simili a quelli che seguono un normale pasto, e hanno
misurato il loro livello di attività. Dall'analisi dei dati è emerso che
un minimo innalzamento degli zuccheri nel sangue è sufficiente per
spegnere i produttori di orexina e catapultarci così nel mondo dei
sogni.
Allo stesso modo può essere spiegata la difficoltà ad
addormentarsi quando si è affamati: un basso livello di glucosio
favorisce infatti l'aumento dell'attività neuronale, mantenendo il
cervello in uno stato di veglia.
[Chi dorme... impara - Dormendo si impara (e si sopravvive alla crisi)]
Svegli e affamati
Secondo
Burdakov questo meccanismo sarebbe spiegabile anche dal punto di vista
evolutivo, poiché consentirebbe agli animali di rimanere vigili quando
sono affamati così da facilitare la ricerca di cibo, e permetterebbe
loro di rilassarsi quando sono a stomaco pieno, così da conservare al
massimo le energie.
Gli studiosi ipotizzano anche l'esistenza di un
legame tra la sensibilità di questi particolari neuroni al glucosio e
l'obesità: i produttori dell'orexina regolano appetito e ritmo
metabolico, e uno loro malfunzionamento può condurre a obesità
patologica.
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