La frontiera energetica del futuro è il Polo Nord, come risulta dal forum organizzato a Mosca per incentivare la collaborazione dei paesi che si affacciano sul Mare Artico: Stati Uniti, Canada, Russia, Norvegia e Danimarca. E la Russia sta già preparando le future centrali nucleari galleggianti: le prime saranno pronte nel 2012.
“La corsa russa alla conquista del Polo: centrali nucleari per le colonie ai nuovi confini”
Cassaforte energetica? – La competizione tra le nazioni è cominciata tempo fa, lo scopo è impossessarsi dei tesori nascosti sotto al ghiaccio: gas, petrolio e altre ricchezze minerali. Si stima infatti che almeno un quarto del petrolio e del gas del pianeta siano presenti sotto il Mar Glaciale Artico. E, complice il riscaldamento globale, entro il 2030 la calotta polare sarà accessibile almeno durante i mesi estivi.
Approvvigionamento di energia – La Russia ha sempre avuto un interesse nazionale nella regione dell'Artico, come ha dichiarito lo scienziato Artur Chilingarov che, nel 2007, a tal fine ha raggiunto in sottomarino il Polo per deporre sott’acqua una bandiera e delineare i confini che interessano alla Russia. Per la prossima conquista del Polo, serviranno mezzi e risorse: Mosca sta da tempo pensando di piazzare, vicino a diverse città della Russia del Nord e nella repubblica siberiana della Yakutiya, alcune centrali nucleari galleggianti, che serviranno per fornire energia alle prossime colonie durante l’estrazione di petrolio e di gas.
La prima è già in costruzione – Un interessante reportage della BBC illustra ciò che sta accadendo a San Pietroburgo: l’industria metallurgica russa sta già costruendo la prima di queste centrali. Nelle previsioni del governo di Mosca sono previste otto reattori nucleari da posozionare nel Mar Artico, che saranno pronte e attive già nel 2012. Nei piani degli scienziati russi queste stazioni energetiche saranno degli ibridi tra una piattaforma galleggiante e una nave rompighiaccio, serviranno per la fornutira energetica delle future città minerarie sul mare e avranno una capacità di “resistenza”, ai duri climi e alle condizioni estreme del Mare Artico, intorno ai 12 anni.