Tra i tanti aspetti studiati dello zebrafish, ce n'è uno che ci riguarda da vicino: questo pesce è in grado di guarire completamente da lesioni al midollo spinale che lascerebbero un uomo paralizzato o ucciso. Ora i ricercatori della Duke University potrebbero aver identificato una proteina chiave per il buon esito di questo processo, come racconta uno studio pubblicato su Science.


In avanscoperta. Quando il midollo spinale dello zebrafish attraversa una fase di rigenerazione, sopra alla lesione si forma una sorta di ponte. Un gruppo di cellule nervose di supporto (le cellule della glia) forma proiezioni che si estedono a distanze di decine di volte la loro lunghezza: solo a questo punto nuove cellule nervose le seguono a ruota, riempiendo il "buco" della ferita nell'arco di 8 settimane.
Sorvegliata speciale. Tra le decine di geni di zebrafish che si sono mostrati più attivi dopo una lesione spinale, i ricercatori ne hanno identificati sette che codificano per proteine secrete dalle cellule. Una di queste, chiamata CTGF (fattore di crescita del tessuto connettivo) ha calamitato l'attenzione perché i suoi livelli sono massimi nelle cellule della glia che intervengono a far da ponte in caso di danno. Quando gli scienziati hanno eliminato geneticamente il CTGF dagli zebrafish, gli animali sono risultati incapaci di riparare alle lesioni.
Non il cosa, ma il come. La versione umana di CTGF condivide il 90% degli amminoacidi con quella degli zebrafish: quando i ricercatori hanno aggiunto il nostro fattore di crescita alle lesioni dei pesci, gli animali sono ritornati a nuotare a due settimane dal danno.
La differenza sembra essere nel modo in cui la proteina viene controllata: la semplice presenza di proteina CTGF nell'uomo non garantisce infatti la medesima capacità di rigenerazione. Gli stessi studi compiuti sui topi chiariranno forse perché, nei mammiferi, non avvenga un simile processo di guarigione.