Alle 23:50 del 18 dicembre 2018 la Terra è stata centrata da una meteora di una decina di metri di diametro, esplosa attraversando l'atmosfera sopra lo Stretto di Bering, tra la Russia e l'Alaska. L'energia rilasciata dall'esplosione è stimata in una decina di volte quella dell'atomica di Hiroshima.
Peter Brown (Università dell'Ontario, Canada) ha successivamente individuato la traccia dell'oggetto grazie ai dati e alle misurazioni eseguite da almeno 16 stazioni di monitoraggio dislocate in tutto il mondo.
Il bolide avrebbe avuto una massa di 1.400 tonnellate, che, esplodendo, ha disperso 173 chilotoni di energia (un chilotone corrisponde all'energia rilasciata dall'esplosione di mille tonnellate di tritolo).
È la seconda più grande esplosione dovuta ad un bolide celeste negli ultimi decenni, dopo quello del 2013 in Russia, sopra i cieli di Chelyabinsk (400 chilotoni).
La notizia è stata diffusa con molto ritardo, quando sono state elaborate le immagini riprese dal satellite geostazionario giapponese Himawari-8.
Nelle foto poi rese disponibili, la meteora, penetrata in atmosfera con una traiettoria quasi verticale, è appena percepibile (è al centro del cerchio rosso, nelle foto in questa pagine), mentre è un po' più visibile la scia di fumo.
Simon Proud, addetto alla sicurezza aerea e metereologo (Università di Oxford), esperto nell'analisi di queste immagini, attribuisce con certezza la scia alla meteora in questione: «La scia appare più in alto delle nuvole, ed è troppo in alto per essere la scia di condensazione di un aereo». Ancora una volta è un oggetto celeste a dimostrare che la Terra è sempre un bersaglio.