Un gruppo di ricercatori dell’Università dell’Illinois è riuscito a individuare nell’atmosfera terrestre una traccia dello tsunami che lo scorso 11 marzo ha devastato le coste del Giappone.
Jonathan Makela e i suoi studenti hanno individuato, a 250 km di altezza sopra la la Terra, un improvviso mutamento nella circolazione dei flussi di aria che ha preceduto di circa 60 minuti l’arrivo della gigantesca onda.
Cielo e mare
Lo tsunami, viaggiando ad altissima velocità attraverso l’oceano (tra i 500 e i 1000 km/h) genera delle onde meccaniche che si propagano per chilometri anche nel cielo. La rarefazione degli strati superiori dell’atmosfera causata dallo spostamento di queste enormi masse di aria può essere rilevata con strumenti ottici e ed elettronici e può permettere la realizzazione di un sistema di allarme tsunami molto più efficiente di quelli attuali, che utilizzano i dati trasmessi da reti di boe ancorate al largo delle coste più a rischio.
Makela e il suo team hanno osservato una perfetta corrispondenza tra la traccia atmosferica dello tsunami e la propagazione dell’onda nell’oceano.
Matematicamente...
Ora la sfida è più matematica che tecnologica: la realizzazione di un sistema di early warning efficiente passa infatti per lo sviluppo di algoritmi capaci di filtrare e interpretare correttamente i dati raccolti in tempo reale dai satelliti e dalle stazioni di osservazione terrestre.«La nostra scoperta conferma una volta di più quanto sia interconnesso il nostro ambiente» ha spiegato ai media il professor Makela.