Il terremoto di Magnitudo 7.1 che ha colpito il Messico il 19 settembre, causando la morte di centinaia di persone è avvenuto 12 giorni dopo la scossa di Magnitudo 8.1 al largo dello Stato del Chiapas, che fu il più forte sisma del Messico da più di un secolo.
I terremoti del 7 e del 19 settembre sono collegati? E se sì, come? Le domande susciteranno diversi pareri. Una cosa sembra essere certa: il secondo sisma non può essere una scossa di assestamento del primo, essendo troppo distante, in quanto i due epicentri si trovano a circa 650 chilometri uno dall’altro.
C’è però un fatto che sembra assodato: i forti terremoti possono aumentare il rischio di attività sismica in faglie relativamente vicine trasferendo energia che può arrivare a una distanza pari ad un raggio 3 o 4 volte la lunghezza della faglia che si è mossa per prima.
Poiché il 7 settembre si è mossa una faglia per circa 100 chilometri, lo stress potrebbe essersi trasferito fino a circa 400 chilometri di distanza. Quindi sembra poco probabile che il primo possa aver trasferito energia alla seconda faglia (distante 650 km, come detto) fino a farla muovere.
Ma la geologia è una scienza ancora molto giovane per comprendere tutti i fenomeni che possono avvenire al di sotto della superficie terrestre e dunque il dubbio di una correlazione può ancora esistere.
L’ipocentro in un luogo anomalo. Come il precedente anche quello appena avvenuto ha visto il suo ipocentro, ossia il punto reale in cui è avvenuto il terremoto che in questo caso è posto a 57 chilometri di profondità, nel centro della “placca” di Cocos in subduzione (ossia dove la placca va sotto la placca nordamericana) e non sul suo bordo, come è più probabile che avvengano i sismi perché qui sono più forti gli attriti. In altre parole il terremoto è avvenuto dove la zolla di Cocos si immerge sotto quella nordamericana al largo della costa occidentale del Messico.
La subduzione, così si chiama il fenomeno, inizia con l’immersione verso il basso al largo della costa occidentale del Messico, poi il piano che va in immersione si appiattisce per centinaia di chilometri prema di formare un secondo tuffo verso il mantello terrestre al di sotto della placca nordamericana.
Il sisma del 17 settembre sembra essersi verificato proprio in quest’ultimo punto. Generlamente invece i terremoti avvengono lungo la prima fascia che va in subduzione perché maggiori sono le energie in gioco. Rimane comunque la costa occidentale del Messico l’area a maggiore rischio terremoto, dove la placca di Cocos inizia ad immergersi.
Ed è qui, ad esempio, che è avvenuto il catastrofico sisma del 1985. Nell’area vi sono alcune zone dove si sta accumulando grande energia e da tempo non si è sfogata. Una di queste aree si trova nei pressi di Acapulco, considerata un’area di grave pericolo.