La telenovela tra Google e la Cina continua. Nell’episodio di oggi, il nostro search engine riferisce di un’interruzione dei servizi di ricerca, e di un totale blocco degli annunci pubblicitari e delle ricerche dai dispositivi portatili nella giornata di ieri. Reazione del governo cinese al cambio di strategia?
“Niente blocco cinese, si è trattato di un problema tecnico”
Puntate precedenti – La Cina censura internet, e questo è un dato di fatto. Google inizialmente ha minacciato di andarsene, ma poi è stata al gioco impostando dei filtri filo-governativi come richiesto e dirottando tutto il traffico cinese sul sito di Google di Hong Kong. Finché, alla fine di giugno, ha cambiato strategia e ha deciso di riaprire il sito cinese “google.cn”, e indirizzarlo su quello di Hong Kong. La differenza? Pensava di salvare “capra e cavoli”, ossia continuare a spedire le ricerche non filtrate su Hong Kong per compiacere Pechino, ma al tempo stesso offrire agli internauti cinesi altri servizi di Google, come il traduttore o la musica, tollerati dalle autorità cinesi. Perdere un mercato così ricco sarebbe da stupidi.
Falso allarme – Il blocco di ieri ha fatto pensare a una reazione “ostile” di Pechino al cambio di strategia di Mountain View, sebbene la Cina avesse appena rinnovato la licenza a Google per operare nel Paese. Nella serata di ieri, però, Montain View spiega che si è trattato di un “falso allarme”: i problemi sono riconducibili a un problema tecnico e non a una intenzionale interferenza del governo cinese. In pratica il sistema ha sopravvalutato il livello di blocco imposto dai cinesi che si è invece rivelato molto inferiore alle aspettative. Il servizio di ricerca, a detta di Google, è tornato a funzionare a “pieno” ritmo, o meglio, al ritmo cinese.