Fabbrichiamo, inquiniamo, ci spostiamo sempre più frequentemente, non rinunciamo facilmente all'aria condizionata: siamo produttori seriali di emissioni dannose, e non è facile starci dietro. Eppure foreste, oceani ed altri ecosistemi - come quelli di mangrovie - riescono ancora a tamponare gli effetti nefasti che le più importanti attività umane stanno avendo sull'atmosfera. Questi polmoni naturali che assorbono CO2 per restituirci aria più pulita sono ancora in grado di inglobare metà delle concentrazioni di anidride carbonica immesse in atmosfera, come rivela uno studio statunitense pubblicato su Nature.
La ricerca congiunta condotta da un gruppo di studiosi dell'Università del Colorado Boulder e dai tecnici della NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) ha confrontato i rapporti sulle emissioni umane di CO2 degli ultimi 50 anni con i dati sui livelli di anidride carbonica presenti in atmosfera, dovuti principalmente all'uso di combustibili fossili. Mentre le emissioni di CO2 sono quadruplicate, gli "scarichi" di anidride carbonica - "sink" come vengono chiamati in termini tecnici - hanno raddoppiato il loro pasto di gas dannosi alleggerendo l'impatto che questi hanno sortito sul clima.
«Quello che emerge è che la Terra continua ad accollarsi il lavoro più duro assorbendo enormi quantità di anidride carbonica, mentre gli uomini hanno fatto pochissimo per ridurne le emissioni» commenta Ashley Ballantyne, a capo dello studio «ma non sappiamo quanto durerà». Gli effetti di tutto questo sul clima sono già più che evidenti, nonostante in atmosfera, grazie al lavoro di foreste e mari, sia presente solo la metà delle nostre emissioni. I veri problemi sorgeranno, continua Ballantyne, «quando gli scarichi di CO2 diverranno fonti di CO2. L'anidride carbonica extra assorbita da piante e oceani non è scomparsa, ma è ancora presente nei terreni, nell'acqua e nella vegetazione».
A preoccupare gli scienziati è soprattutto l'aumento dell'anidride carbonica negli oceani, che ha l'effetto di acidificarne le acque. Disciolta in mare, la CO2 altera la composizione chimica dell'acqua danneggiando i coralli, strutture fondamentali per il mantenimento degli ecosistemi oceanici: trovano qui rifugio il 25% dei pesci di tutto il mondo. Fino ad oggi gli oceani hanno garantito l'assorbimento di un quarto dell'anidride carbonica emessa in atmosfera. Ma con la loro acidificazione, diverrà sempre più difficile che possano continuare ad assolvere a questo compito.
Nonostante l'enorme lavoro della Terra, i livelli di CO2 in atmosfera sono saliti da circa 280 parti per milione, prima della rivoluzione industriale, alle 394 parti per milione attuali e sono destinate a raggiungere le 400 parti per milione entro il 2016. Nel 2011, secondo l'International Energy Agency, in tutto il mondo sono state emesse 34,8 miliardi di tonnellate di anidride carbonica.
Finora la Terra ci ha dato una mano, ma non possiamo contare soltanto sul suo aiuto.