Una giornata in sala di controllo, in attesa dell'aumento di energia (e forse del record).
Paola Catapano dalla sala controllo dell'Lhc per Focus.it, 29 novembre 2009 (19.16)
Domenica 29 novembre, come tutte le mattine dal 20 di questo mese, la prima cosa che faccio appena alzata, prima ancora di lavarmi e vestirmi, è consultare sul mio laptop la pagina 1 di Lhc, che mi dà lo stato della macchina in diretta.
Leggo nei commenti in basso a sinistra, aggiornati un minuto fa, che i due fasci circolanti ormai da qualche giorno, sono stati catturati dalla Cavità radiofrequenza.
Lhc pronto a diventare l'accelleratore più potente
Mi basta per capire che oggi sono finalmente pronti a “rampare”, ossia aumentare l’energia dei fasci di Lhc per provare a raggiungere 1,18 TeV per fascio, battendo così il record dell’acceleratore più potente del mondo e della storia (il Fermilab di Chicago detiene questo record dal 2001 con 0,98 TeV per fascio).
Dopo una telefonata di verifica con gli operatori in turno alla sala controllo, allerto i colleghi del team video e l’ufficio stampa e corro in sala controllo, pensando, come tutti gli altri, “ma perché sempre durante il weekend o di notte?”
Più energia... con il cioccolato
Arrivo assieme a Steve Myers, il direttore per gli acceleratori, che entra in sala di controllo con un grande vassoio di “croissants e pains au chocolat”, per incoraggiare gli ingegneri e tecnici in turno che si apprestano a realizzare i terzo "grande passo" in meno di 10 giorni (esattamente 9, dice qualcuno, pensando inevitabilmente ai primi 9 giorni dello scorso anno, quando poi l'acceleratore si guastò, rimanendo fermo per un anno).
Sembra di essere ad un evento di famiglia: con un stile assolutamente informale ed amichevole e solo in apparenza superficiale, dottorati in fisica e ingegneri specializzatissimi nel loro settore stabiliscono il planning della giornata col loro direttore, attorno ad una tavolata di caffé e croissants. E decidono che il ramp comincerà solo in serata. Vogliono prima calibrare tutti i collimatori (ce ne sono 100 nel tubo a vuoto dell'Lhc, e servono a perfezionare la geometria dei fasci di protoni) e fare ancora test “dump” e "recycle" dei fasci (in altre parole li fanno circolare, li fermano, li fanno circolare ancora).
Il fratellino più piccolo
Inoltre, l’esperimento Totem (il quinto esperimento dell'Lhc, molto più piccolo degli altri 4 e con obiettivi diversi) ha chiesto di effettuare il primo test importante per i suoi rivelatori centrali: i cosiddetti Roman Pots, piazzati attorno al tubo a vuoto dell'acceleratore, non in un punto di incrocio tra fasci come gli altri quattro, ma proprio nel tunnel, a monte e a valle del punto di interazione 5, dove si trova CMS.
Il test consiste nel muovere i Roman Pots verticalmente, calibrandoli con i collimatori di Lhc. È la prima volta. E funziona molto bene.
«Due settimane fa, non ci saremmo nemmeno sognati di riuscire a muoverli» esulta Karsten Eggert, il portavoce di questa piccola collaborazione di 100 fisici provenienti da 9 paesi del mondo.
Potenza crescente
Una volta accontentata la collaborazione Totem, gli operatori in sala di controllo riprendono i test di calibrazione e lo studio dei parametri di funzionamento delle Cavità Radiofrequenza, necessari prima di cominciare ad aumentare l’energia dei fasci, iniettando fino a 3000 ampère di corrente nei 9000 magneti superconduttori di LHC. Sono ormai le 19, decido di andare a casa e cenare con la famiglia, per ritornare qui alle 20:30, quando è previsto che si cominci a “rampare”. Ma lo schermo del mio Laptop resterà collegato con la Pag 1 dell'Lhc!
Paola Catapano lavora al Cern di Ginevra nell'ufficio comunicazione,
a stretto contatto con gli scienziati che lavorano con l'Lhc e ne
analizzano i risultati. Grazie a lei e ai suoi articoli, Focus.it vi
aggiornerà nei prossimi mesi sugli esperimenti dell'Lhc.
Clicca qui per consultare tutti gli aggiornamenti dall'Lhc in ordine cronologico inverso (dal più recente al più vecchio)